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Racket delle cassette
Tre arresti a Vittoria

Ragusa, 21 set. - Hanno imposto forniture e servizi agli agricoltori del mercato ortofrutticolo di Vittoria. Estorsioni e violenze esercitate con modalita' mafiose, in forza della rivendicata contiguita' al clan mafioso degli stiddari Dominante. Con questa accusa le Squadre mobili di Ragusa e Catania e il commissariato di Vittoria hanno arrestato tre persone nell'ambito dell'operazione "Box", componenti della famiglia Consalvo: Giacomo di 60 anni, in passato arrestato per associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di stupefacenti ed estorsione, e i figli Giovanni, di 35 anni, e Michael Consalvo, di 26. I tre, titolari di aziende per il confezionamento dei prodotti ortofrutticoli (cassette ed imballaggi in plastica), erano temuti dagli altri imprenditori, cosi' da falsare, con le loro imposizioni, anche i prezzi di mercato. La vendita delle cassette in legno o di prodotti in plastica per il loro confezionamento a Vittoria, erano da loro controllate e le aziende vittoriesi non potevano comprare in altre citta'. Le intercettazioni hanno inoltre provato che i tre, avevano la disponibilita' di armi, pronte a essere usate contro i 'disobbedienti': "Nessuna cassetta entra qui sul mio territorio senza che io ne sappia niente", aveva detto in una occasione uno degli indagati. Gli affari piu' importanti del sangue: il padre e' arrivato a minacciare di morte il figlio piu' volte, per impedirgli di vedere cassette a Vittoria, in quanto solo lui poteva farlo, altrimenti "gli avrebbe sparato in testa". La paura degli imprenditori vessati dai Consalvo, proprio per la loro contiguita' con la famiglia degli stiddari, ha permesso ai criminali di acquisire un enorme potere economico. Sequestrati a Giovanni Consalvo titoli e contanti per quasi 450.000, tra cui assegni bancari molti dei quali firmati in bianco. Innumerevoli le conversazioni registrare tra gli arrestati che hanno provato il coinvolgimento anche di altre persone, sia in ambito familiare sia professionale, una decina delle quali risulta indagata. Da una delle intercettazioni Giacomo Consalvo si vanta dei suoi contatti con Toto' Riina: negli anni settanta, dice ai suoi interlocutori, gli fu fatto il suo nome "ai palermitani", e "in quel periodo le persone di cui parla erano tutti pastori". Nello stesso contesto aggiunge che se un giorno lui dovesse decidere di parlare a un giudice, avrebbe "da raccontare molte cose". "Una volta all'interno del carcere" lo hanno contattato "e commissionato il lavoro per conto di Toto Riina, dietro compenso di 20 milioni, soldi questi fatti recapitare successivamente" a casa di sua moglie; "dopo avere accettato l'incarico e studiato come eseguirlo, nell'ora d'aria con una corsa repentina e un salto su un muro" che lo separava dall'obiettivo, e' riuscito "a commettere il reato". 

 

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