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Confessa l'ex convivente
della ventenne uccisa

Uccisa il giorno dell'udienza preliminare dal Gip del procedimento per stalking scaturito da una sua denuncia nei confronti dell'ex convivente. Giordana Di Stefano, 20 anni, è morta dissanguata a poche centinaia di metri dalla sua abitazione, a Nicolosi. A infliggerle diverse coltellate con ferocia in diverse parti del corpo è il giovane che il 3 ottobre del 2013 aveva denunciato: il suo ex e padre di sua figlia di 4 anni, Luca Priolo, 24 anni. Il giovane è stato fermato dai carabinieri a Milano, dopo una lunga corsa in auto, mentre alla stazione cercava di prendere un treno per fuggire all'estero. Ai militari, in caserma, ha poi reso ampia confessione: "sì, sono stato io...", ha ammesso, rendendo spontanee dichiarazione. Avrebbe agito durante un raptus di follia, ha sostenuto, senza premeditazione. Una femminicidio solo apparentemente imprevisto. Dopo la denuncia, attivata perché lui dopo averla seguita era entrata a casa da una finestra giustificandosi con motivi di sicurezza, non c'erano stati altri segnali. Dallo studio legale della famiglia Di Stefano confermano che l'intenzione di Giordana era di rimettere la querela, tanto che non si erano costituiti parte civile nella richiesta che la Procura di Catania aveva attivato autonomamente. Ma stamattina dal Gip lei non si è presentata, e avrebbe dovuto per rimettere la querela perché ai tempi dei fatti era minorenne. E lui neppure: era già in fuga verso Milano. Le amiche di lei, sconvolte, davanti alla caserma dei carabinieri di Nicolosi professano incredulità: "lui era geloso, ma non violento, lei non aveva paura di lui e non riusciamo ancora a credere che sia stato lui". La loro era una storia fatta di alti e bassi, e di lui che non si arrendeva. "Ma Giordana - sottolineano in diversi - non aveva paura di Luca, né ha manifestato alcun timore". "Non ci credo che possa essere stato Luca - aggiunge un amico del 24enne, Igor Licari - lui voleva tornare con lei, le voleva bene. Ho provato a chiamarlo al cellulare ma è spento da tempo. Aveva comprato una Sim statunitense perché voleva andare a lavorare a New York". Cosa sia successo la notte scorsa per i carabinieri del comando provinciale e per la Procura di Catania è chiaro: Luca Priolo ha accoltellato la sua ex in auto al culmine di una lite per motivi passionali e anche legati alla denuncia per stalking. Ieri sera Giordana, 20 anni, una grande passione per la danza, tanto da cercare di farne anche un lavoro, era uscita con un cugino per casa avrebbe incontrato il suo ex, che era con l'auto della madre, e sono rimasti insieme. I due avevano anche un contenzioso civile aperto, l'affido della loro figlia. Lei lo voleva in esclusiva e lui pare fosse disposto a concederlo in cambio del ritiro della denuncia per stalking perché voleva prendere il porto d'armi e fare la guardia giurata. Anche se un altro suo sogno era di andare a vivere a New York. Un accordo era stato trovato, ma ieri sera, il giorno prima dell'udienza del Gip, l'incontro chiarificatore si è trasformato in dramma. Dopo averla uccisa lui è rientrato a casa, poco prima di mezzanotte, ha baciato la madre e si fatto dare le chiavi della sua auto. Prima di uscire ha avuto l'accortezza di lasciare spento e nell'abitazione il suo cellulare. Un'accortezza che non gli è servito ad evitare di essere catturato. La mamma di Giordana non vedendola ritirare prima dell'alba, e sapendo che era con Luca, temendo le fosse successo qualcosa si è recata dai carabinieri di Nicolosi e ne ha denunciato la scomparsa. Alcune ore dopo nella non lontana via Monpeluso, nell'Audi A2 grigia metallizzata di lei, il tragico ritrovamento fatto da una pattuglia di militari dell'Arma. E sono scattate subito le indagini. I carabinieri della compagnia di Paternò e del comando provinciale di Catania hanno attivato le ricerche del sospettato, controllando anche le possibili vie di fuga. E' stata così trovato il passaggio della Fiat Punto della madre in diversi caselli autostradali, che portavano verso Milano, dove è stato bloccato da militari dell'Arma alla stazione centrale mentre cercava di prendere un treno per la Svizzera. I carabinieri di Catania avevano comunicato ai colleghi lombardi che Priolo poteva recarsi all'estero. Quando lo hanno visto, jeans e maglia, poco prima che potesse salire su un convoglio diretto a Lugano, lo hanno chiamato a alta voce: lui si è girato, in tono di resa ha ammesso: "sì sono io". Poi la confessione in caserma. Nei suoi confronti il procuratore di Catania, Michelangelo Patanè, e il sostituto Alessandro Sorrentino, hanno emesso un provvedimento di fermo per omicidio volontario aggravato. La convalida si terrà a Milano per rogatoria.

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