"Tu non dici la verità", "No, io non mento, l'ho accompagnato a scuola". E' lo scontro che si è più volte verificato tra Davide Stival e la moglie Veronica Panarello sulla morte di loro figlio Loris, di 8 anni. Diverse volte intercettati in carcere i due restano sempre su posizioni distanti, antitetiche. Lui le contesta gli spostamenti in auto, la verità che emergerebbe dalla riprese, che svelerebbero le bugie della donna. Lei non cede, quasi mai, e insinua il dubbio: "E' quello che ti fanno vedere loro...". Una volta, il 4 aprile 2015, ha un cedimento e dice al marito:"Mi sa che ho preso un'altra strada...". E a Davide che le contesta: "allora sei proprio bugiarda", lei replica: "non sono bugiarda... in quel momento non riuscivo a ricordare tutto". E quando il marito la invita a "dirgli un po' di cose", la donna si blocca: "No Davide, non posso...". L'ipotesi che possa sapere qualcosa la donna la fa trapelare con una familiare: "Devo cercare di capire certe cose - le rivela - appena le avrò capite farò un nome" Il 'punto debole' di Veronica Panarello è il figlio più piccolo e ai suoi familiari confessa una sua paura: "Tutto mi aspetto... - afferma loro - tutto...". "Se dovessero dirmi di confessare qualunque cosa pur di vedere il bambino - dice al padre e alla zia in carcere - non prendetelo come un tradimento... ma io lo farò!". Tra le ipotesi avanzate da Veronica Panarello, in colloqui con familiari, anche quella che "delitti del genere possono essere compiuti soltanto da persone senza scrupoli, trafficanti di armi e droga". E lei ricorda, si legge nel documento, che il marito "era amico proprio di due soggetti finiti in carcere per tali motivi". E comunque lei "è disposta a farsi il carcere senza clamori e quando esco - annuncia - me lo vado a cercare io chi è stato!". Una promessa che, il 7 agosto 2015, uscita in permesso dal carcere, rinnova sulla tomba del figlio: "tornerò a trovarti libera e gliela faccio pagare a chi è stato... a mamma!". (ANSA) |
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