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La Tari dovuta anche se il servizio è carente

cassazione

 Sono tanti i contribuenti che si lamentano dela Tari, anche quando la casa è disabitata o soltanto utilizzata in via saltuaria. Sull’argomento è intervenuta la Cassazione, la quale con la sentenza n. 12635 del 10 giugno 2015, ha affermato che la tassa sui rifiuti va pagata sempre anche se la casa non è abitata e quindi il servizio di raccolta dei rifiuti non è utilizzato. E questo perché, secondo i giudici di Piazza Cavour, il presupposto impositivo del tributo, anche riferito all’attuale regime di prelievo della Tari, si identifica con la istituzione del servizio e non con la sua materiale fruizione da parte del contribuente. «Secondo i supremi giudici, la ragione istitutiva della tassa rifiuti è quella di porre le amministrazioni locali nella condizione di soddisfare interessi generali della collettività e non di fornire delle prestazioni riferibili ai singoli cittadini», afferma l’avvocato Franco Pustorino: «Come dire che i Comuni hanno diritto di fare cassa anche violando le regole e calpestando i sacrosanti diritti dei malcapitati contribuenti. Ma ciò che rende giuridicamente abnorme la sentenza è il caso che ha originato la decisione della Cassazione che ha annullato una giusta decisione di un giudice di appello il quale aveva escluso il pagamento della tassa perché il contribuente aveva dimostrato di non avere potuto usufruire del servizio di raccolta dei rifiuti data la assoluta mancanza di collegamento stradale tra la sua abitazione ed il punto di raccolta dei rifiuti. E quindi il danno e la beffa». Vero è, aggiunge il professionista, «che la legge istitutiva della Tari mutuando la normativa vigente per la Tarsu ha previsto che la tassa per la raccolta dei rifiuti è sempre dovuta anche se nella misura ridotta del 20% in caso di mancata fruizione del servizio ed in quella ridotta in misura non superiore al 40% nelle zone prive di centri di raccolta, ma è altrettanto vero che si tratta di una norma palesemente incostituzionale per due insuperabili motivi: in primo luogo perché ogni tassa imposta al contribuente deve costituire il prezzo di un servizio reso al contribuente stesso; poi perché il pagamento di una tassa senza causa e per un servizio non reso produce un indebito arricchimento che non è consentito dalle norme vigenti».

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