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Totò Cuffaro: tornare a vivere non è una colpa

Totò Cuffaro: tornare a vivere non è una colpa

Una piccola folla composta da alcune decine di persone e diversi giornalisti in via Rosario a Raffadali (Ag), sotto casa della mamma di Totò Cuffaro, attende l'arrivo dell'ex presidente della Regione che ieri ha lasciato il carcere Rebibbia di Roma dopo avere scontato la condanna per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra. Il via vai di curiosi davanti all'abitazione, fra cui alcuni consiglieri comunali, è continuo. Una nipote di Cuffaro, incalzata dai giornalisti, ha fatto sapere che lo zio ha già lasciato Palermo. Totò Cuffaro prima abbraccerà la madre e poi si recherà al cimitero sulla tomba del padre.

"Ho un regalo per Totò. Lui non sa niente, sarà una sorpresa. E' una moto Morini, 150 di cilindrata, del 1972. E' una moto d'epoca ed è pronta per fare un giro del paese così come quando avevamo 16 anni". Lo dice il farmacista di Raffadali Mimmo Arcuri, amico d'infanzia di Totò Cuffaro, che attende l'arrivo dell'ex Governatore in via Rosario, sotto casa della mamma Ida. "La moto è nel mio garage - spiega -. La sua (quella di Cuffaro ndr) è andata distrutta, è irrecuperabile. Io ce l'ho ancora e ho deciso, assemblando i pezzi di due moto, di farne una per lui. Sarà una sorta di ritorno agli anni della nostra adolescenza". L'ex presidente della Regione Siciliana è già in viaggio per Raffadali. Qualcuno lo ha raggiunto al telefono per informarsi.

"Sono passati 1780 giorni da quando ho intrapreso la strada chiusa, non ho imprecato contro alcuno, non mi sono appellato alla sorte. Per tenermi vivo ho letto, studiato e pregato. Con lo scrivere ho alleviato la mia avversa sorte". Comincia così il lunghissimo comunicato che Salvatore Cuffaro, scarcerato ieri dopo 4 anni e 11 mesi di detenzione per favoreggiamento alla mafia e violazione di segreto istruttorio, ha affidato al suo avvocato Maria Brucale. "Non è ciò che sta dentro che lo rende cattivo, il carcere è di per sé cattivo - dice -. Adesso sento forte dentro di me una voce che mi dice: l'essere sopravvissuto non è una colpa, tornare a vivere non è una colpa, è una colpa dimenticare quello che si è vissuto, è una colpa ancora più grande dimenticare quelli che ancora vivono il luogo malvagio". (A.A.)

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