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Sparatoria in un casolare, tre feriti. Arrestati 4 rumeni

Carabinieri contrada Dirillo Acate

Poteva finire in tragedia l'agguato che un gruppo di rumeni ha teso ad una famiglia di connazionali. Alla fine il bilancio parla di tre feriti, tutti attinti dalle fucilate (il più grave ne avrà per un mese, gli altri due se la caveranno in una settimana). I carabinieri, arrivati in forze in contrada Dirillo, in territorio di Acate, hanno chiuso il caso a tempo di record: i quattro presunti autori dell'agguato sono stati già identificati e posti in stato di fermo per il rischio di fuga o di reiterazione del reato. I fermati, accusati di tentato omicidio in concorso e lesioni personali in concorso, sono i fratelli Dragos Nicolae Costache, 25 anni; Bogdan Florin Costache, 23; e Marian Nicusor Gilea, 22 anni. Con loro c'era anche Alexandru Gheroghe Epanu, 23 anni. Sono stati tutti trasferiti nel carcere di Ragusa in attesa della convalida del fermo da parte del Gip del tribunale ibleo.

Tutto è successo dopo la mezzanotte tra sabato e domenica. Il gruppo di quattro rumeni ha effettuato un vero e proprio raid punitivo: uno di essi, imbracciando un fucile con cartucce a pallini, ha iniziato a sparare all’impazzata colpendo altri tre connazionali che lì abitavano: M.B., 51 anni; F.B., 20, e C.B., 25. Portato a termine l'agguato i quattro sono fuggiti a piedi facendo perdere le loro tracce. Alcuni familiari, che si erano barricati in casa, hanno dato l’allarme al 112. Immediatamente sono sopraggiunte numerose pattuglie di Carabinieri che si sono attivate per soccorrere i feriti, trasportati dal 118 all’Ospedale Guzzardi di Vittoria: il più grave ha una prognosi di 30 giorni, avendo riportato gravi ferite da arma da fuoco alla testa, alla mandibola e in area orbitale; gli latri due giovani hanno una prognosi di sette giorni per ferite da arma da fuoco in vari punti del cranio.

I militari dell’Arma hanno, quindi, avviato una serrata e laboriosa indagine, protrattasi per tutta la giornata, per identificare i responsabili: oltre trenta carabinieri sono stati impiegati per sentire testimoni, recuperare ed analizzare filmati di telecamere di videosorveglianza presenti nella zona. Si è riusciti così a risalire alla descrizione somatica dei quattro e a compilare un primo identikit: sono stati setacciati terreni e serre, casolari abbandonati, nonché i luoghi di domicilio e di abituale frequenza dei rumeni che avevano compiuto il folle gesto. Il quartetto è stato rintracciato nelle abitazioni di alcuni amici. In base agli elementi acquisiti, ritenuto fondato il pericolo di fuga, di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato, sono stati sottoposti a fermo di polizia giudiziaria. Una dettagliata prima informativa è stata consegnata al sostituto procuratore Andrea Sodani. 

Dai primi accertamenti, suscettibili di ulteriori sviluppi, l’insano gesto sarebbe riconducibile a dissapori scaturiti da una discussione avuta nella nottata trascorsa dai giovani in una discoteca dell’Ipparino: sono ancora in corso le ricerche per risalire al fucile utilizzato nella sparatoria, mentre cinque bossoli, ritrovati nell’area rurale dove abitavano i malcapitati, sono stati sequestrati e inviati al Ris di Messina per i riscontri del caso.

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