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Moria di pesci nell'Irminio a Ragusa

Fiume Irminio

Una grave moria di pesci è stata denunciata da Legambiente. Si sarebbe verificata nel fiume Irminio, in un’area finora immune da tali situazioni: lungo il tratto subito a valle della diga di Santa Rosalia, in piena area Sic e in una zona vietata alla pesca per la protezione della trota macrostigma. E’ uno sterminio, fa presente l'associazione ambientalista, che ha colpito indifferentemente tutte le specie: trote, carpe, carassi, anguille, rovelle. Nella zona sono intervenuti i volontari di varie associazioni, la Polizia provinciale ed i tecnici dell'Arpa, che hanno effettuato dei prelievi per capire le cause della moria. «Il fatto che siano morte - spiega Legambiente - anche specie fortemente resistenti all’inquinamento, come carpe, carassi ed anguile, dà il segno dell’impatto ambientale che deve esserci stato». Il presidente di Legambiente Ragusa Antonino Duchi si dice sorpreso dal fatto che «la moria sia avvenuta in un’area in cui non si sono mai verificati eventi del genere. E’ come se la fauna ittica sia stata sottoposta ad un fattore nocivo che non ha dato scampo: abbiamo visto pesci morti addirittura sulle pietre, come se fossero schizzati fuori dall’acqua per sfuggire ad un’alterazione improvvisa e potente». L'associazione ambientalista chiede che si identifichino le cause della moria e si puniscano i responsabili. L'associazione ritiene che sia da escludere un avvelenamento da bracconaggio, dato che i pesci non sono stati asportati, ma sono rimasti nel corso d’acqua; «improbabile - aggiunge Duchi - per la conformazione dei luoghi e per il tratto interessato, appare l’ipotesi di uno scarico volante momentaneo abusivo. Al momento quindi l’ipotesi più plausibile sembra legare l’evento in modo diretto od indiretto alla presenza dell’invaso artificiale. In effetti una strana fanghiglia negli ultimi anni è stata diverse volte segnalata nell’area dai guardiapesca volontari che controllano il sito per l’antibracconaggio; ed una significativa presenza di fanghi è stata riscontrata da essi anche in questi giorni». Gli ambientalisti auspicano che le indagini della Polizia Provinciale e le analisi dei tecnici dell'Arpa portino ad una risposta definitiva. In ogni caso, denuncia Legambiente quanto accaduto rappresenta «una preziosa "spia" di un’alterazione ambientale che altrimenti sarebbe passata inosservata: un’alterazione che mette a rischio non solo la fauna stessa, ma la preziosa risorsa idrica. Un campanello d’allarme per tutti, visto che fiume e falda idrica sono strettamente collegati, com'è stato ormai reso evidente dalla grave crisi idrica che ha colpito Ragusa qualche anno fa». La moria di pesci finisce anche sul tavolo della Regione. A portare la questione a Palermo è la deputata del Movimento 5 Stelle Vanessa Ferreri, che invoca «tempestive ed efficaci soluzioni per la bonifica e il recupero ambientale del sito». La parlamentare acatese spiega che servono interventi decisi, in attesa che arrivino i risultati delle analisi di Arpa e Istituto zooprofilattico sui campioni prelevati nella zona della moria di pesci. Questi diranno con certezza quali sono state le cause scatenanti. L’ipotesi primaria, ribadisce Ferreri, porta a supporre «lo sversamento di acque di fondo dell’invaso o dal potabilizzatore che si trova in zona». La richiesta di Vanessa Ferreri è stata posta sul tavolo del presidente della Regione Rosario Crocetta e degli assessori all’Energia e all’Ambiente. Agli amministratori regionali, Vanessa Ferreri chiede di «avviare un percorso di recupero della fauna ittica dei corsi d’acqua provinciali, in particolare nel fiume Irminio, dal momento che la strage di fauna ittica può essere a tutti gli effetti considerata una preziosa “spia” di un’alterazione ambientale in corso nella zona, che mette a rischio anche la preziosa risorsa idrica».

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