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La famiglia del pompiere: era un marito e un padre esemplare

Omicidio del vigile del fuoco, fermato un commerciante

Vittoria - Una settimana dopo l’omicidio di Giorgio Saillant, il capo reparto dei vigili del fuoco assassinato sotto casa la sera del 24 gennaio, la moglie e i figli del pompiere rompono il silenzio che si erano imposti. Lo fanno attraverso l'avvocato Gianluca Gulino, nominato difensore della famiglia. Per l'omicidio è finito in carcere il commerciante di prodotto agricoli vittoriese Filippo Assenza, 56 anni. L'uomo, che vive e lavora a Londra, si è difeso spiegando di aver agito perché sospettava che il pompiere avesse una relazione con la moglie, aggiungendo che non voleva uccidere il vigile del fuoco ma solo spaventarlo. E' stata proprio questa giustificazione ad aver convinto la famiglia che era arrivato il momento di rompere il silenzio. L'avvocato Gulino spiega di essere «stato espressamente incaricato dalla famiglia Saillant di tutelarne gli interessi nel futuro processo e sono stato altresì espressamente incaricato di fornire ai mezzi di comunicazione un breve comunicato. Il primo pensiero della famiglia tutta va all’eccellente lavoro svolto dagli inquirenti, per l’efficacissima rapidità delle investigazioni, per la gentile cortesia usata nei loro riguardi, per la discrezione serbata rispetto alle causali storiche dell’azione, che agevolmente si sarebbero prestate alle più volgari speculazioni: agli inquirenti tutti vanno, dunque, il plauso ed i più sentiti ringraziamenti della famiglia». Dopo aver rimarcato che Giorgio Saillant è stato un marito ed un padre esemplare, la famiglia del pompiere ritiene tuttavia, pur nel massimo rispetto della legittima attività dell'avvocato difensore del commerciante omicida, «altamente offensiva della comune intelligenza sostenere che l'assassino non voleva uccidere la vittima, ma solo spaventarla: fare mezza dozzina di giri in auto attorno alla casa del pompiere e poi affiancarlo mentre è ancora in auto, sparando all'altezza della testa, quasi a bruciapelo, un colpo di fucile appositamente portato appresso dice già tutto sulla dinamica dell'omicidio e denota la volontarietà e la premeditazione contestata dagli inquirenti».

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