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Estorsione a commerciante, manette a sorvegliato speciale

Squadra mobile Ragusa

RAGUSA - L'abitudine ad estorcere denaro agli operatori commerciali non l'ha proprio persa. Nonostante arresti e condanne, la sorveglianza speciale, l'obbligo di abitare a Ragusa e non più nella sua Vittoria, Salvatore Amaddio, 69 anni, ha continuato nella sua "attività", adeguandosi ai tempi. Non più estorsione diretta di denaro, ma, come viene chiamato adesso, recupero crediti attraverso minacce. A beccarlo con il denaro in tasca sono stati gli agenti della Squadra mobile della Questura di Ragusa. Amaddio ha provato ad imbastire una difesa, ma la vittima, vinto il terrore che lo attanagliava, ha raccontato ogni cosa, inchiodando il vittoriese alle sue responsabilità. L'uomo, però, non è finito in carcere. A causa della sua età, infatti, la Procura ha disposto che fosse ristretto nella propria abitazione a Ragusa.

Le indagini della squadra mobile sono iniziate dopo aver raccolto una "voce" che girava negli ambienti: Amaddio taglieggiava alcuni commercianti in altri centri della provincia iblea. Il suo non è un nome che passa inosservato: dal 2002 è stato arrestato più volte per associazione mafiosa ed estorsione. E' stato anche condannato per questi reati e, per la sua pericolosità sociale, sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel capoluogo ibleo. La "voce" che circolava andava verificata per come si deve. Sono, così, iniziate le indagini e sono stati predisposti appostamenti per controllare i movimenti dell'uomo. E' stato, così, appurato che il vittoriese si recava a Santa Croce Camerina, dove faceva "visita" ad alcuni commercianti. Il tutto in compagnia della moglie, che fungeva da suo autista perché ad Amaddio è stata da tempo ritirata la patente.

I poliziotti hanno atteso che uscisse dalla bottega in cui si era recato e, subito dopo, lo hanno bloccato. Il vittoriese ha subito imbastito una giustificazione: era andato a prendere i soldi di un prestito che aveva fatto ai coniugi che gestiscono l'attività commerciale. Essendo evidente la violazione della sorveglianza speciale e con il denaro ancora in tasca, Amaddio è stato trasferito in Questura, dove sono stati fatti arrivare anche i titolari della bottega, i quali, messi di fronte all'evidenza dei fatti, non hanno potuto far altro che ammettere ogni cosa: Amaddio aveva detto loro di consegnargli il denaro di un debito da loro contratto con un’altra persona, altrimenti “avrebbe mandato i ragazzi della sua squadra”. Dalle indagini è emerso che Amaddio si stava occupando di recuperare crediti mediante minacce, dimostrando di essere rimasto al passo con i tempi, ovvero la nuova “mafia” tra le attività illecite si occupa proprio di recupero crediti, utilizzando la “forza” delle associazioni mafiose che vivono della paura delle vittime. Subito dopo l'arresto, Amaddio è stato ricondotto nella sua abitazione. Gli arresti in casa sono stati confermati anche dal gip del Tribunale, che ha convalidato l'arresto.

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