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Appalto nuovo ospedale, l'Ance contesta il bando

Ospedale Giovanni Paolo II Ragusa

Ragusa - Quel bando di gara proprio non va. Limita la concorrenza e conferisce eccessivo potere discrezionale alla commissione di valutazione. L’Associazione degli imprenditori edili di Ragusa stronca la gara per l’affidamento dei lavori di completamento del nuovo ospedale “Giovanni Paolo II” pubblicato dall’Asp. I lavori riguardano la realizzazione della centrale di sub-sterilizzazione e i locali destinati alla Pediatria. Il tutto per un importo a base d’asta di quasi 2,5 milioni di euro.

Le scelte di Maurizio Aricò, il manager dell’Asp, sono però andate di traverso all’Ance, che, per mezzo del presidente Sebastiano Caggia, chiede espressamente l’annullamento in autotutela del bando e minaccia di investire direttamente l’Autorità nazionale anticorruzione se l’Asp dovesse procedere sulla strada già intrapresa.

È Sebastiano Caggia a spiegare perché tanta contrarietà da parte dei costruttori edili: «È stata scelta una procedura – afferma – che restringe incredibilmente, ed incomprensibilmente, il mercato, in barba ad ogni ragionevole regole che vorrebbe, invece, la massima partecipazione per scegliere realmente l’offerta migliore». Due le anomalie riscontrate dall’Ance e per le quali si chiede l’annullamento del bando: per partecipare alla gara occorre obbligatoriamente associarsi con una delle 3-4 aziende italiane abilitate alla fornitura di sistemi di sterilizzazione. «Ciò – annota Caggia – causa un’inaccettabile restrizione del mercato e della libera concorrenza». Il secondo aspetto riguarda la valutazione tecnica delle offerte: quelle che non raggiungono il 75% (40 punti su 60) verranno automaticamente scartate, così da dare «un incredibile potere discrezionale di “vita” o di “morte” alla Commissione di valutazione».

E proprio alla luce di queste due osservazioni, l’Ance chiede al direttore generale dell’Asp Aricò di «annullare in autotutela il bando, formulando nuovi e più trasparenti criteri che consentano alle tante imprese di partecipare». In caso contrario, avverte il presidente dell’Ance, «non esiteremo un attimo ad investire della questione l’Autorità nazionale anticorruzione che, peraltro, sulla seconda nostra doglianza, si è espressa censurando l’intendimento analogo di un altro ente appaltante, al fine di ristabilire le regole della corretta concorrenza fra operatori».

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