Domenica 28 Aprile 2024

E la musica siciliana sbarcò negli Usa

E la musica siciliana sbarcò negli Usa

Avvincente e vincente la singolare storia di emigrazione, con dentro la “truscia” la musica popolare siciliana. A raccontarcela con passione e competenza, e con taglio narrativo da esemplare “reportage sul campo”, l’etnomusicologa Giuliana Fugazzotto ne “ - Straordinaria vicenda di Rosario Catalano e del suo quartetto nell’America degli anni Venti”.

Riscrivere la “straordinaria vicenda” dell’oscuro mandolinista siciliano Rosario Catalano, nato nel 1866, che lascia la sua Marsala nel 1907, per inseguire il suo personalissimo sogno americano, non è stato di certo un esercizio “nostalgico-patriottico”, o un rivolgersi ad una ristretta cerchia di addetti ai lavori, giusto per mettersi in pace con la propria coscienza.

Il vissuto musicale di Catalano ci dice invece tantissimo, a cominciare dalla tenace fedeltà alle “radici musicali etniche siciliane”, che trovano immediata, ma calcolata ospitalità nelle nascenti Major discografiche americane, che fiutano la crescente domanda delle nuove comunità di emigrati europei oltreoceano, che non vogliano per niente recidere i legami musicali con la Madrepatria. E Catalano non fa una piega, con impressionante tempestività, orgoglioso del suo dna musicale siciliano, capisce subito che la sua vita può cambiare in meglio, mettendo a disposizione del mercato discografico i suoi saperi strumentali tradizionali.

Il verbo musicale dominante del primo decennio del Novecento è far ballare la gente, concedendo loro spazi di festa, senza trascurare ovviamente le canzoni, che trovano parimenti posto nei gusti musicali dell’epoca, con riscritture di motivi tradizionali delle rispettive culture d’origine, nobilitate, magari, da un nuova patina autoriale, senza trascurare le canzoni-sketch. E Catalano sul tema, assieme ai suoi compaesani-suonatori ha molto da dire. La triade del liscio, polca, valzer mazurka, danze che hanno, come sia sa, storicamente origine nel profondo cuore popolare dell’Europa, trova sul finire dell’Ottocento, una via siciliana nelle sale da barba isolane, luoghi del fare musica con gli strumenti a plettro (mandolini, chitarre), ai quali si aggiungono regolarmente il violino e gli strumenti da banda (clarinetto e basso tuba). E proprio qui, Catalano fa il suo fondamentale apprendistato musicale.

A guidarci alla riscoperta di questa storia di successo discografico siciliano in America, facendoci riascoltare suoni e parole, con un mirabile intervento di restauro degli originali documenti discografici a 78 giri, dispiegando un ricco catalogo epistolare ed iconografico, dove la musica prende forma, anche nell’attraente comunicazione grafica del tempo, certo lontano da noi, ma ancora in grado di comunicare con noi con grande intensità e verità di vita, è appunto la Fugazzotto, che ci consegna un saggio di alta scuola di ricerca, bello da leggere, vedere e ascoltare.

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