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Ex province, stop alla riforma
Nuova impugnativa del Governo

Ex province, stop alla riforma Nuova impugnativa del Governo

Crocetta è avvertito. Il Consiglio dei ministri non ritirerà l’impugnativa alla legge siciliana che istituisce i Liberi consorzi e le Città metropolitane in sostituzione delle abrogate province regionali se non sarà recepita in toto la riforma Delrio, anche nella parte che prevede la nomina a sindaco metropolitano e di presidente del Libero consorzio del sindaco della città capoluogo.

Invece, la riforma siciliana, nella sua ultima versione, voluta da Crocetta, pur recependo la quasi totalità della legge Delrio che istituisce le Aree vaste, dispone che i tre sindaci metropolitani (Palermo, Catania e Messina) e i presidenti dei sei Liberi consorzi (Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani) siano eletti dai consiglieri dei comuni di appartenenza, con voto ponderato, in base alla rappresentanza popolare.

Per il sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa, però, la legge Delrio di riforma delle Province in Italia è una norma di grande riforma di sistema e, quindi, va applicata anche in Sicilia.

«Preso atto delle modifiche apportate alla legge della Regione Sicilia – ha scritto, nell’invitare Crocetta a modificare anche quest’ultimo punto della norma siciliana – appare, tuttavia, che le disposizioni riportate all’articolo 13 della legge regionale numero 15 del 2015, parzialmente modificato dalla legge regionale numero 5 del 2016, non risultano esaustive».

Anche in Sicilia deve prevale il principio «che prevede che il sindaco metropolitano è di diritto il sindaco del comune capoluogo. Stante il permanere di tale contrasto – conclude – appare evidente che non possa essere soggetta a rinuncia la impugnativa dinanzi alla Corte Costituzionale presentata dal Governo sulla legge della Regione Sicilia».

Immediata la reazione del presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone. «Non mi meraviglia – ha commentato – l’ulteriore e scontata impugnativa del Governo nazionale sulla disciplina delle Città metropolitane. Come avevo già evidenziato in aula, durante l’esame del disegno di legge, non si è percepita l’importanza della norma, anzi si è insistito, per ben due volte, a non allinearci ai Paesi europei e al resto d’Italia».

«Martedì – ha, quindi, aggiunto – convocherò la Conferenza dei presidenti dei gruppi parlamentari per decidere quando l’aula possa occuparsi della modifica della norma che, indipendentemente dal volere del Governo regionale, questa volta dovrà essere coerente con il quadro normativo nazionale ed europeo».

«È ormai chiaro ed evidente, comunque – ha concluso, con chiaro riferimento alla mancata attuazione del comma 3 dell’art.9 dello Statuto in materia di “rapporti tra l’Assemblea regionale, il governo regionale e il presidente della Regione” – che d’ora in avanti che i rapporti con il Governo nazionale non potranno più essere lasciati alla discrezionalità del governo regionale».

All’Ars, intanto, sono stati approvati sei dei 25 articoli della Finanziaria-bis. Fra questi, la norma che consente il prepensionamento dei dipendenti degli enti sottoposti al controllo della Regione e quella che consente ai testimoni di giustizia assunti dalla Regione di essere assegnati ad altre pubbliche amministrazioni che ne facciano richiesta. Bocciato, invece, con voto segreto proposto dai deputati Cinquestelle, l’articolo che prevedeva la soppressione del Consiglio regionale dell’Urbanistica.

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