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Inquinamento Vega, scatta la prescrizione

Piattaforma Vega

RAGUSA – Si chiude con la prescrizione di tutti i reati il lungo e tortuoso processo sulla piattaforma petrolifera della Edison cominciato nell’allora tribunale di Modica, azzerato dopo la chiusura dello stesso e ripartito da zero davanti ai giudici del tribunale di Ragusa, dopo la chiusura di quello modicano. Il giudice Ivano Infarinato ha stabilito il non doversi procedere a carico dei sei imputati in quanto i reati contestati sono stati estinti per intervenuta prescrizione. Il giudice ha accolto in toto la richiesta avanzata dal collegio difensivo, tra cui l’avvocato Antonio Borrometi. Imputati nel procedimento erano Marcello Costa, direttore responsabile del sito di coltivazione e produzione mineraria; Michele Giannone e Francesco Lubrano Lavardera, comandanti pro-tempore della nave galleggiante Vega Oil, asservito al sito di coltivazione e produzione mineraria Campo Vega; Angelo Maione, responsabile per la sicurezza e l’ambiente del Campo Vega; Umberto Quadrino, amministratore delegato della Edison Spa, proprietaria del Vega Oil, annesso al Campo Vega, di cui è società concessionaria, e Andrea Cosulich, amministratore delegato della Fratelli Cosulich Spa, società armatrice del nominato Galleggiante Vega Oil.

Si chiude quindi il processo incardinato a seguito delle indagini dell’allora procura di Modica che ipotizzarono un possibile giro di smaltimento di rifiuti speciali e pericolosi nel mare antistante Pozzallo, per poi essere ridimensionate in udienza preliminare, al punto che cadde pure l’imputazione principale, ovvero quella di inquinamento dell’ambiente marino. Il procedimento contro la Edison, come accennato ripartì da zero nel 2012, quando venne soppresso il tribunale di Modica ed il faldone passò a quello di Ragusa. L’allora giudice monocratico annullò il rinvio a giudizio dei sei imputati, anche a seguito di un'eccezione di nullità per lesione del diritto alla difesa, con conseguente annullamento del capo di imputazione inerente al traffico organizzato di rifiuti speciali e pericolosi che sarebbe stato organizzato per risparmiare decine di milioni di euro dallo smaltimento secondo norma. Il procedimento prese le mosse dalla vicenda relativa al Campo Vega, sui presunti sversamenti in mare di sostanze derivanti dall’estrazione di idrocarburi a cinque miglia al largo di Pozzallo, da parte della piattaforma galleggiante Vega Oil, poi sostituita dalla Leonis. I difensori eccepirono sui reati per i quali i loro assistiti furono rinviati a giudizio e che, secondo loro, sarebbero stati più gravi rispetto alle accuse contestate in origine, a causa della decisione della pubblica accusa di rivedere l’impianto accusatorio prima del rinvio a giudizio, salvo poi tornare sui propri passi. Tesi evidentemente allora condivisa dal giudice, che annullò il rinvio a giudizio.

Successivamente il gup del tribunale di Ragusa stabilì il rinvio a giudizio per i sei imputati, per i quali ora il giudice ha stabilito il non doversi procedere per intervenuta prescrizione dei reati a loro carico per fatti risalenti al 2010. Dalle perizie e dalle testimonianze rese in udienza preliminare furono in origine esclusi i rifiuti tossici, la cui presenza non venne mai accertata, nonostante la pubblica accusa facesse riferimento a «sversamenti in mare, con modalità illecite e nocive per l'ecosistema, che consentivano alla Edison risparmi di spesa per di milioni di euro, di rifiuti speciali pericolosi quali acque di strato, acque di lavaggio e acque di sentina, derivanti dall’attività estrattiva e di stoccaggio degli idrocarburi coltivati nella concessione mineraria, con conseguente inquinamento della zona».

Proprio qualche giorno fa i 5 Stelle avevano chiesto l'immediata sospensione in autotutela dell’autorizzazione rilasciata alla piattaforma Vega nel Canale di Sicilia, almeno fino alla sentenza di primo grado del processo a carico degli amministratori della piattaforma e di Edison. Era questo il perno della diffida presentata dai deputati grillini della commissione Ambiente della Camera (prima firmataria Claudia Mannino) ai ministeri dell’Ambiente, dello Sviluppo Economico e dei Beni culturali.

Preso atto della conclusione del processo per la prescrizione dei termini, Edison ha diramato una nota in cui ribadisce «l'estrema sicurezza e la piena legittimità dell’attività estrattiva svolta nel Campo Vega. La società adotta tecnologie d’avanguardia per la sicurezza dell’ambiente circostante e del personale di bordo, opera in linea con i più avanzati standard internazionali, applica il disciplinare previsto dall’autorizzazione rilasciata dai ministeri competenti. Le ipotesi di reato contestate agli imputati, ossia la presunta violazione degli art. 104 (scarichi nel sottosuolo e nelle acque sotterranee) e 260 (attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti) del testo Unico dell’Ambiente sono infondate a prescindere dalla prescrizione che è nel frattempo intervenuta. Peraltro – prosegue Edison – la prescrizione non è in alcun modo imputabile alla società che non ha adottato alcuna tecnica dilatoria nella propria strategia difensiva. In 29 anni di attività del campo Vega A non una goccia di petrolio è stata sversata in mare. Pertanto non c’è, né c’è mai stato, alcun inquinamento dell’ambiente marino e nessuna accusa di inquinamento è mai stata formulata nei confronti della società. In linea con quanto previsto dal Codice dell’Ambiente e in presenza di una autorizzazione rilasciata fin dal 1990 e mai revocata – conclude la nota – Edison ha adottato la tecnica della reiniezione delle acque risultanti dall’attività di estrazione di idrocarburi in unità geologiche profonde, in ottemperanza alla normativa vigente».

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