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Rfi condannata,
pignorata la Logudoro

Rfi condannata, pignorata la Logudoro

Una nave ferma al molo senza comandante e senza equipaggio. E adesso anche pignorata. Come se non bastassero le polemiche sul ruolo delle Ferrovie dello Stato nello Stretto, esplode il “caso Logudoro”. Il traghetto di Rfi, dal 2012 in servizio tra Sicilia e Calabria (dopo essere stato per anni nelle acque della Sardegna), è sotto sequestro, anche se ieri l’ufficiale giudiziario non ha potuto notificare l’atto non avendo trovato nessuno a bordo della nave. Il pignoramento è stato richiesto per la soddisfazione dei crediti discendenti dal rapporto di lavoro di 11 marittimi per un totale che supera i 300.000 euro. I lavoratori, dopo anni di precariato (la vicenda prende le mosse nel lontano 1995), hanno ottenuto il riconoscimento giudiziale, prima dal Tribunale e quindi anche dalla Corte d'appello di Messina, del diritto ad un contratto a tempo indeterminato e dei connessi diritti economici.

Come racconta l’avvocato degli 11 lavoratori, Maria Grazia Belfiore, «giunti al porto presso il molo dove è ormeggiata la Logudoro per notificare anche al comandante della nave l'atto di pignoramento già notificato in mattinata alla società Rfi, nessun membro di equipaggio è stato trovato a bordo della nave, nè tanto meno il comandante. L'ufficiale giudiziario ha chiesto informazioni in merito al comandante Caminiti, responsabile della Divisione navigazione di Rfi il quale ha dichiarato prima che la nave non ha nè equipaggio nè comandante, poi che forse erano già andati via tutti e comunque di non conoscere il nome del comandante». L’avvocato Belfiore ha provveduto immediatamente a informare dell’accaduto il Comando generale del Corpo delle Capitanerie, il comandante del porto di Messina, la Procura della Repubblica e la polizia ferroviaria. «Delle due l’una – scrive l’avvocato nella denuncia – o le dichiarazioni del comandante Caminiti all’ufficiale giudiziario non sono conformi al vero per cui si riserva querela o la nave Logudoro è stata lasciata al molo priva di comandante e dell’equipaggio e, quindi, in violazione delle norme del Codice della navigazione, del regolamento e delle risoluzioni internazionali che prevedono una tabella minima di sicurezza anche per il servizio di guardia».

Il Tribunale di Messina, sezione lavoro, si era pronunciato nel 2012, la sentenza della Corte d’Appello è arrivata il 7 marzo 2016 e ieri si è proceduto al pignoramento, effettuato in nome e per conto di Pasquale Barresi, Giuseppe Caminiti, Rocco Ianni, Massimo Mancuso, Pietro Melluso, Giuseppe Modafferi, Pietro Oteri, Antonino Rotondo, Giulio Rotondo, Letterio Scarfì e Santo Scarfì.

Immediata la reazione del sindacato OrSa: «Proprio in questi giorni tutte le sigle sindacali presenti al tavolo per le procedure di raffreddamento, hanno chiesto a Rfi chiarezza sul futuro della nave per la quale sono stati investiti parecchi soldi pubblici senza riuscire a metterla in linea. L’azienda si è limitata a comunicare che ancora non è deciso l’utilizzo ma per il fronte sindacale la nave resta una risorsa imprescindibile per la quale sono stati investiti tempo e denaro della collettività e non può essere abbandonata al proprio destino se non sostituita da altra unità per la garanzia del diritto alla continuità territoriale».

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