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I testimoni “assolvono” l’indiano: non voleva rapire la bimba

'Rapisce' bimba: indiano destinatario di decreto espulsione

VITTORIA

Si attenua la posizione dell’indiano che avrebbe tentato di sequestrare una bambina lo scorso 16 agosto a Scoglitti, nel Ragusano. Le ultime testimonianze avvalorerebbero di fatti l’innocenza dell’indagato, che, a quanto pare, nell’estate del 2010 aiutò un bagnino a salvare un turista in difficoltà. L’indiano, forse un po’ ubriaco, quel fatidico 16 agosto avrebbe preso in braccio la bambina di 5 anni che stava tornando dalla spiaggia a Scoglitti assieme ai genitori, ma non si sarebbe affatto allontanato, neanche di mezzo metro, prima che il padre si riprendesse la figlioletta.

È questa la nuova versione dei fatti che emerge dagli interrogatori incrociati dei testimoni che avrebbero assistito al tentativo di sequestro. Si ribaltano quindi le carte in tavola a dieci giorni dalla controversa vicenda catapultata agli onori della cronaca nazionale per la contestata scelta della procura di lasciare il 43enne Ram Lubhaya a piede libero.

Questa nuova versione dei fatti avvalora quanto dichiarato dall’indiano in sede di interrogatorio di garanzia, durato oltre 7 ore, in cui si è proclamato innocente, asserendo di non aver mai voluto fare del male alla bambina, come sostenuto anche dall’avvocato Biagio Giudice, difensore dell’indagato. «Confermo che il mio assistito non ha mosso mezzo passo con la bambina in braccio alla quale non voleva fare nessun male – dice l’avvocato – prima che il padre la prendesse a sua volta con sé. È questa l’unica versione che confermo, mentre smentisco tutto il resto. Al momento opportuno – aggiunge il legale – potrò essere più esaustivo in riferimento alla posizione del mio cliente, che, allo stato – conclude Giudice – è molto scosso».

Lubhay è ospite di un centro di accoglienza di Caltanissetta, in attesa di essere rimpatriato nei prossimi giorni in India.

L’uomo teme difatti per la propria incolumità dopo essere stato minacciato di morte per strada a Vittoria. Lubhaya, che si guadagnava da vivere facendo tatuaggi in spiaggia, era irregolare sul territorio italiano, avendo peraltro disatteso un precedente decreto di espulsione. Intanto in queste ore si infoltisce la schiera di quanti credono nell’innocenza dell’uomo, che, stando ai ricordi di qualche residente, nell’estate 2010, avrebbe persino aiutato un bagnino a salvare dal mare mosso un turista in difficoltà.

Un ridimensionamento dei fatti dunque che stranisce non poco e scaturito dunque da una ritrattazione di alcuni testimoni in riferimento a quanto dichiarato in un primo momento.

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