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Il tribunale: inaudita l'imputazione del sindaco di Scicli

Franco Susino

SCICLI – Una bocciatura a tutto tondo per il pubblico ministero che ha incardinato il procedimento e per il gip che ha valutato gli atti e poi disposto il rinvio a giudizio per l'ex sindaco di Scicli Franco Susino. E' durissimo il tribunale di Ragusa nelle motivazioni della sentenza di assoluzione dell'ex primo cittadino sciclitano, la cui incriminazione ha portato allo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose (ma la commissione che ha avuto accesso agli atti cosa ha letto e cosa ha valutato? Per loro non c'è bocciatura o provvedimento?). I giudici hanno ritenuto «insussistente» il capo d'imputazione e, altresì, valutato come «inaudito» il fatto che «l'imputazione abbia superato il vaglio dell’udienza preliminare».

Parole pesanti del tribunale nei confronti dell’accusa, il cui disegno è stato fatto a pezzi. La motivazione del "processo Eco" che ha visto imputato l’ex sindaco di Scicli assolto perché «il fatto non sussiste» offre spunti di riflessione e soprattutto rende ulteriore giustizia a Susino non solo dal punto di vista della verità processuale, comunque rilevante, ma anche sotto il profilo morale. Il tribunale spiega nelle 416 pagine i motivi dell’assoluzione, motiva in modo articolato e rileva due discrasie di fondo che sono definite «gravi». I giudici non comprendono in qual modo il concorrente esterno (l’ex sindaco,n.d.r.) possa partecipare a condotte illecite degli associati, molte delle quali agli stessi non ascritte, ergo non compiute». Insomma Franco Susino è stato processato per reati che avrebbe compiuto con i suoi «associati», ai quali tuttavia, questi stessi reati non sono stati addebitati. Una contraddizione palese che ha pesato non poco nella sentenza di assoluzione.

La seconda discrasia rilevata sono i tempi. Nel processo fu indicato il termine iniziale del maggio 2008, ma l’operatività dell’associazione decorre dall’8 maggio 2012. «Ovvia l’assurdità di correlare la condotta di favoreggiamento o consolidamento ad un gruppo criminale che sarebbe sorto ben quattro anni dopo», si legge testualmente. Il giudice entra poi nel merito: «Susino, assunte le funzioni di sindaco, non appena viene informato dai funzionari comunali, muove una serie di rilievi alla Eco Seib srl che provocano serio contenzioso. Fra questi interessa in particolare quello inerente alla posizione di Mormina Franco e di altri tre dipendenti, per i quali l’ente si rifiuta di riconoscere le prestazioni e quindi di pagarle: sino al licenziamento. Limpide e coerenti le deposizioni dello Spanò e del Tasca. Le iniziative dell’imputato sono allora troncanti: ammesso per ipotesi un legame, un collegamento, un impegno a favorire Franco Mormina, il risultato concreto è il suo contrario: non solo Mormina salta, ma addirittura la ditta al cui interno questi spadroneggia è destinataria di molteplici e pesantissime riserve contrattuali: riserve che inequivocabilmente dimostrano l'incapacità del Mormina a garantire se stesso e la ditta. Insomma, una nullità. La telefonata intercorsa fra il Susino e Mormina – a prescindere dalla sua casualità in quanto l’interlocutore diretto è Tasca e sul cui tono confidenziale l’accusa ha reiteratamente e con enfasi insistito – è del tutto irrilevante, posto che l’addebito è il contributo all’affermazione della compagine criminale, e non le attestazioni di stima pur sperticate».

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