Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

A giudizio i parlamentari Genovese e Rinaldi

A giudizio i parlamentari Genovese e Rinaldi

Il parlamentare nazionale Francantonio Genovese e il cognato Franco Rinaldi, onorevole regionale, entrambi ex Pd e ora in Forza Italia, sono stati rinviati a giudizio ieri dal gup Maria Vermiglio per corruzione elettorale nell’ambito dell’opeazione “Matassa”, gestita dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina. Accolta quindi la richiesta dell’accusa, rappresentata in udienza dai sostituti della Da Maria Pellegrino e Liliana Todaro.

Rinviati a giudizio anche altri 42 imputati tra i quali il consigliere comunale Paolo David, anche lui ex Pd ora in Fi, l’imprenditore Paolo Siracusano e l’ex consigliere comunale del Pdl Giuseppe Capurro.

La sentenza

Erano le otto di sera passate quando ieri il gup Maria Vermiglio dopo una camera di consiglio durata per l’intera giornata, ha letto all’aula bunker del carcere di Gazi la sentenza dell’operazione “Matassa”. Complessivamente quindi in 44 vanno a giudizio, l’inizio del processo è stato fissato per il prossimo 8 febbraio 2017, davanti ai giudici della seconda sezione penale. Si tratta di: Giuseppe Barilà, Carmelo Bombaci, Salvatore Borgia, Giuseppe Cambria Scimone, Giuseppe Capurro, Vittorio Catrimi, Giovanni Celona, Francesco Celona, Vincenza Celona, Fortunato Cirillo, Paolo David, Andrea De Francesco, Santi Ferrante, Francesco Foti, Gaetano Freni, Francantonio Genovese, Mario Giacobbe, Baldassarre Giunti, Lorenzo Guarnera, Paola Guerrera, Antonino Lombardo, Salvatore Mangano, Orazio Manuguerra, Raimondo Messina, Massimiliano Milo, Rocco Milo, Lorenzo Papale, Angelo Pernicone, Giuseppe Pernicone, Giuseppe Perrello, Adelfio Perticari, Cristina Picarella, Giuseppe Picarella, Rocco Richichi, Francesco Rinaldi, Giovanni Santamaria, Pietro Santapaola, Luca Siracusano, Paolo Silvestro Siracusano, Rosario Tamburella, Fabio Tortorella, Domenico Trentin, Carmelo Ventura, Giovanni Ventura, Francesco Zuccarello. Hanno registrato proscioglimenti parziali Domenico Trentin (capi d’imputazione n. 4 e 5, si tratta del tentato omicidio ai danni di Salvatore De Luca), e poi Angelo Pernicone e Francesco Foti (capo d’imputazione n. 11, si tratta dell’estorsione ai danni di Nicola Giannetto).

Il gup Vermiglio ha anche scritto in sentenza alcune considerazioni tecniche su un punto molto dibattuto dai difensori nel corso dell’udienza preliminare, ovvero la grave lesione del diritto di cognizione della difesa e della procedura che deriverebbe secondo i legali dalla trascrizione e dall’utilizzabilità nel procedimento delle dichiarazioni rese dall’imprenditore Angelo Pernicone, che sono in pratica quelle che hanno “inguaiato” in questa nuova indagine Genovese e Rinaldi, già coinvolti nel procedimento “Corsi d’oro” sulla formazione professionale (l’incidente probatorio per acquisirle su richiesta della Procura è già fissato per domani). Ha scritto - semplifichiamo - in pratica che a suo avviso tutto si è svolto correttamente e non è stato leso il diritto di difesa degli imputati.

Le accuse

Genovese, Rinaldi, David, i Pernicone, Giunti, i Picarella e l’imprenditore Paolo Siracusano (candidato in passato alla presidenza della Provincia) devono rispondere di associazione «al - lo scopo di commettere una serie indeterminata di delitti di corruzione elettorale».

In particolare, «mediante un diffuso e capillare sistema clientelare», avrebbero ostacolato il libero esercizio del diritto di voto degli elettori, «procurando voti a Rinaldi, Genovese e David» in occasione delle Regionali del 28-29 ottobre 2012, delle Politiche del 24-25 febbraio 2013 e delle Amministrative per il consiglio comunale del 9-10 giugno 2013. Ciò, in cambio di «somme di denaro, generi alimentari, assunzioni presso strutture sanitarie, agevolazioni per il disbrigo di pratiche burocratiche e altro». A Genovese e Rinaldi viene attribuito il ruolo di «promotori e organizzatori, in quanto interessati direttamente al buon esito delle consultazioni elettorali».

Inoltre, a Franco Rinaldi, Paolo David, Angelo e Giuseppe Pernicone viene contestato che nell’ottobre 2012, «in più occasioni, per ottenere a vantaggio di Rinaldi, candidato alle elezioni per il rinnovo del consiglio regionale siciliano, il voto elettorale», avrebbero dato «ad elettori non identificati utilità consistenti in generi alimentari». Da un altro capo d’imputazione emerge poi che negli anni 2012 e 2013, «per ottenere a vantaggio di Rinaldi e David il voto di Angelo Pernicone, Giuseppe Pernicone e di altri 100-150 elettori non identificati, Genovese, Rinaldi e David, sfruttando il carisma politico» dei primi due «quali principali esponenti di riferimento», avrebbero promesso ai Pernicone «varie utilità, consistenti in facilitazioni, mediante segnalazioni ai soggetti responsabili, per l’aggiudic azione di appalti e servizi alle società loro riconducibili, tra cui la Cooperativa Angel e il Consorzio Sociale Siciliano o per l’inserimento delle predette società negli elenchi delle ditte fiduciarie di enti pubblici (quali il Cas), nonché in assunzioni presso strutture pubbliche e private o in agevolazioni per il disbrigo di pratiche amministrative».

Analogo reato (ma per ottenere voti a beneficio di Genovese) viene addebitato agli stessi indagati «in epoca antecedente al giugno 2013». L’indagine “Matassa” della Mobile ha anche fotografato la geografia mafiosa della città, con particolare riferimento al clan Ventura, “mediatore” tra gli altri sodalizi criminali molto attivi soprattutto nelle zone di Camaro e Santa Lucia sopra Contesse.

Caricamento commenti

Commenta la notizia