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Borsellino, depistaggi e altro

Borsellino, depistaggi e altro

Contraddizioni, bugie e disastri. Al Borsellino quater, l’accusa nella requisitoria ricostruisce alcune delle ombre che hanno negato per decenni la verità sulla strage di via D’Amelio. «Il materiale di cui disponiamo riguardante le dichiarazioni di Salvatore Candura va maneggiato con cura, perché pieno di contraddizioni e perché ha indotto gli inquirenti ai disastri che oggi abbiamo di fronte. Nessuno degli ex collaboratori di giustizia si è mai seduto spontaneamente davanti a un magistrato, dal ‘92 al 2008, per dire a un magistrato di avere raccontato un mucchio di falsità», ha detto ieri il Pm Stefano Luciani, davanti alla Corte d’Assise di Caltanissetta.

Il Pm si è soffermato sul furto della 126 di cui inizialmente si era accusato proprio Candura e le cui dichiarazioni sono state poi ribaltate dal collaboratore Gaspare Spatuzza. Molte contraddizioni sarebbero emerse soprattutto fra la fase degli interrogatori e quella del dibattimento.

«Candura – ha aggiunto il pubblico ministero – ha detto di essere stato picchiato solo nel 2011 e lo ha fatto durante il dibattimento. Non ne aveva mai fatto parola durante gli interrogatori del 2009 e neanche nel 2010. Il 24 novembre 2008, sentito dopo le prime rivelazioni di Spatuzza, ha confermato le dichiarazioni rese nel 1992 e cioè di essere stato lui a rubare la 126 utilizzata come autobomba in via d’Amelio».

E Francesco Andriotta «ha ammesso di aver dichiarato il falso e non lo ha fatto spontaneamente, ma perché non ne ha potuto fare a meno dopo le circostanze emerse nel corso di questo dibattimento».

Andriotta, falso collaboratore di giustizia, in questo processo risponde di calunnia. Quando ha deposto in aula, è scoppiato a piangere, sostenendo che avrebbe voluto ritrattare ma è stato impossibilitato a farlo dalle persone che lo circondavano. L’imputato si sarebbe contraddetto in più occasioni.

Il pm Luciani ha poi fatto rilevare diverse contraddizioni nelle dichiarazioni del falso pentito. Il capo della Squadra Mobile Arnaldo La Barbera lo avrebbe indotto ad accusare Scarantino sul furto della 126.

In cambio Arnaldo La Barbera gli avrebbe promesso l’eliminazione dell’ergastolo sostituendolo con una pena tra i 17 ed i 18 anni, lo avrebbe fatto entrare nel programma di protezione, che sarebbe stato trasferito negli Stati Uniti e avrebbe ottenuto tanti soldi.

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