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Quando la fiction è impegno civile

Quando la fiction è impegno civile

MESSINA

La tragedia dei naufragi pressoché quotidiani dei migranti nel Mediterraneo dura purtroppo da più di vent’anni. Lo ricorda la miniserie “I fantasmi di Portopalo”, con la regia di Alessandro Angelini e con Giuseppe Fiorello protagonista, che andrà in onda in prima serata lunedì e martedì su Raiuno, liberamente tratta dall’omonimo libro scritto dal giornalista Giovanni Maria Bellu, interpretato nella fiction da Giuseppe Battiston.

Nel 2001 Bellu ricostruì la vicenda del famoso naufragio avvenuto nella notte di Natale del 1996 nel Canale di Sicilia: in quella tragedia del mare morirono quasi 300 migranti. Eppure non se ne ebbe alcuna eco.

«Un fatto rimasto nelle cronache locali – racconta oggi il giornalista – . Dopo cinque anni venni in contatto con Salvo Lupo, un pescatore di Portopalo, e da lì partì l’inchiesta. Salvo e la sua famiglia subirono l’ostracismo di tutto il paese. I pescatori non vollero mettere a rischio la loro attività portando a terra i cadaveri e così li ributtarono in mare».

Nella miniserie – nel cui cast ci sono anche Roberta Caronia e Adriano Chiaramida – ha un ruolo particolarmente importante l’attore messinese Giampiero Cicciò. Ne abbiamo parlato con lui.

Qual è il suo personaggio nella fiction?

«Io sono Sergio Salemi, il presidente del Consorzio di Pesca in cui lavora Saro Ferro, il pescatore interpretato da Beppe Fiorello, un uomo coraggioso e con una grande dignità. Salemi invece è un pavido. Ma per fortuna nella nostra terra generalmente si dà al valore dell’accoglienza e del rispetto per i morti, di qualsiasi nazionalità essi siano, la giusta importanza e nel film tv alla fine questo elemento viene fuori con chiarezza».

Da siciliano come vive le continue notizie di migranti morti nel Mediterraneo?

«È sconcertante vedere come ormai le vittime di naufragi passino quasi inosservate. Da parte dell'opinione pubblica c'è un'assuefazione a questa tragedia incessante che fa paura. Ed è anche per questo che sono felice di essere nel cast de “I fantasmi di Portopalo” in un periodo in cui si parla di alzare muri, uccidendo così la speranza di chi cerca una vita migliore. Penso che questo film sia un importante omaggio ai quei morti nel Mediterraneo la notte di Natale del 1996, che provenivano da Pakistan, India e Sri Lanka».

Lei ha recitato per il cinema e in film televisivi di Rai e di Mediaset, ma è prevalentemente attore e regista di teatro. Come vive le sue esperienze per il piccolo schermo?

«Con maggiore difficoltà e apprensione perché i tempi di prove e di approfondimento dei personaggi sono molto limitati rispetto al teatro. Ma quando si lavora con colleghi generosi, nonché ottimi attori di cinema, come Fiorello e Battiston, e con un regista attento e abile come Alessandro Angelini, tutto diventa più semplice». 

Progetti futuri?

«La ripresa di uno spettacolo al quale sono molto legato, “Ragazzi di vita”, con la regia di Massimo Popolizio in tournée nella stagione 2017/18. E poi una nuova fiction e una nuova regia teatrale delle quali ancora non parlo perché, si sa, se non prima si firma un contratto, chi fa spettacolo difficilmente racconta i progetti in divenire».

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