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Partì tutto da una telefonata

Consorzio autostrade, 56 indagati per gli incentivi

Dopo il passaggio al Tribunale del Riesame l’operazione “Tekno” della Dia sugli incentivi non dovuti al Consorzio autostrade siciliane è ad una svolta. E tra le nuove carte che sono “emerse” davanti al collegio presieduto dal giudice Nunzio Trovato c’è una conversazione che ha costituito il vero inizio della terza tranche d’inchiesta, contenuta nella richiesta depositata al gip dalla Procura.

Gli investigatori della Dia il giorno dopo aver ascoltato al telefono l’allora commissario straordinario Nino Gazzara e il dipendente Giovanni Lania (che comunque non risultano indagati nel’ambito dell’inchiesta), si “fiondarono” letteralmente negli uffici del Cas a sequestrarono tutti gli atti sugli incentivi percepiti dai dipendenti.

«Nella giornata del 17 settembre 2013 venivano captate, sull’utenza telefonica in uso all’avv. Gazzara Antonino - scrive nella richiesta depositata al gip il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita - alcune conversazioni telefoniche dalle quali si traeva una illecita gestione nella ripartizione degli incentivi progettuali, distribuiti da alcuni dirigenti tra i dipendenti del Consorzio».

Ecco i dettagli. «In particolare, Lania Giovanni Nicola, dipendente e persona di fiducia del commissario straordinario pro tempore, lamentava chiaramente, a quest’ultimo, come fossero state effettuate elargizioni di denaro, a titolo di incentivo progettuale, a vantaggio anche di “semplici collaboratori amministrativi” del tutto estranei a una qualsivoglia prestazione di collaborazione a progetti, ma ugualmente beneficiari di somme di denaro, perché “segnalati” da alcuni dirigenti del “Cas”».

Lania raccontò a Gazzara che «... trovandosi nell’ufficio dell’ing. Trainiti Maurizio per consegnare un “modello”, non aveva “potuto fare a meno di assistere a uno sfogo di Maria Lo Nostro”, con il direttore generale, in merito alla distribuzione degli “incentivi progettuali”. Proseguendo nel dialogo, Lania, dopo avere premesso come fosse “scandaloso... quello che ancora oggi si ripete!”, specificava che l’ing. Trainiti aveva “firmato incentivi progettuali di 5 mila euro per persone che non hanno mai lavorato o che non hanno mai avuto potere determinante in questi progetti o di sola collaborazione”».

Ancora Lania che si lamenta: «La lagnanza rivolta all’avv. Gazzara scaturiva dal fatto che “per quattro progetti per incentivi progettuali” erano state “liquidate somme che arrivano fino a 5 mila euro per semplici collaboratori amministrativi”, condotta ritenuta inammissibile, in quanto diretta ad avvantaggiare determinati soggetti “solo perché sono sponsorizzati da Magnisi, da Schepisi o da Puccia e/o da altri... si portano a casa migliaia di euro”. Lania definiva tale situazione una “vergogna” a vantaggio esclusivo “dei soliti nomi di gente che nulla hanno a che fare con questi progetti”».

E la reazione del commissario Gazzara?, «Al momento - scrive il magistrato -, non esternava alcun commento in merito a quanto rappresentato e lamentato dal citato collaboratore», ma dopo alcuni giorni ne chiese conto all’ing. Trainiti: «... A tal proposito, l’avv. Gazzara faceva riferimento che “... un’altra cosa tanto per accontentare Blancato e Lo Nostro, che l’altro giorno “mummuriavano”, Frisone è entrato in un progetto che è passato oggi”. A riguardo, l’avvocato faceva esplicito riferimento ad alcuni casi eclatanti “... in pratica Scorza ha liquidato 20 mila euro, da una parte, Sceusa ha liquidato 72 mila euro, Frisone ha liquidato 48 mila euro, Maddocco ha liquidato 30 mila euro, e gioca nel corridoio, dicendo “io non faccio più straordinario”... e certo che non lo fa più, perché è più dello stipendio...”».

Scrive poi il procuratore aggiunto Ardita sul piano generale: «... tuttavia l’avvocato, invece di procedere, eventualmente, alle dovute verifiche circa la legittimità di tale erogazione accessoria rispondeva “e Giovanni... cosa vuoi che me ne fotte” “e che vuoi... e che vuoi che me ne fotte”».

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