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Il “C7” a Messina: un’occasione forse unica

Il “C7” a Messina: un’occasione forse unica

È la risposta al G7 dei Grandi. Le sette Città metropolitane del Mezzogiorno scendono in campo. E quella che era un’idea suggestiva lanciata dal sindaco Accorinti, forse neppure presa troppo sul serio in un primo momento, adesso è realtà. Il 29 maggio in riva allo Stretto si terrà la prima Conferenza programmatica delle Città metropolitane di Napoli, Bari, Cagliari, Reggio Calabria, Messina, Catania e Palermo. Al centro del “C7”, «la promozione degli investimenti e il miglioramento della capacità amministrativa», con una serie di temi che s’intrecciano, dalle questioni infrastrutturali alle strategie prioritarie dell’intero Paese. E le sette Città metropolitane, infatti, chiedono di instaurare una forte interlocuzione con il Governo nazionale che sarà rappresentato da due suoi autorevoli esponenti, il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Graziano Delrio e la ministra alla Pubblica amministrazione Marianna Madia. Per il primo si tratta, a distanza di qualche mese, di un ritorno sul “luogo del delitto”, visto che la sua precedente visita ha suscitato un coro di reazioni in città, in gran parte di segno negativo per le risposte non date e per qualche dichiarazione non propriamente in sintonia con quella di altri esponenti del governo Gentiloni (ad esempio, sul Ponte).

L’incontro di lunedì 29 si svolgerà nel salone delle Bandiere. La fase organizzativa in corso è curata e coordinata dalla segreteria generale di Palazzo dei Leoni guidata daMaria Angela Caponetti, e dall’Ufficio di gabinetto di Palazzo Zanca coordinato da Loredana Carrara. «Il contesto economico e sociale dopo la crisi ed i vincoli ed opportunità per il rilancio del Mezzogiorno e il ruolo delle Città metropolitane e dei Comuni del Sud nelle strategie di sviluppo del Paese»: queste saranno le linee guida del meeting che verrà aperto da Accorinti e dal sindaco di Reggio Calabria, che è anche delegato dell’Anci per la politica di coesione territoriale e per il Mezzogiorno, Giuseppe Falcomatà.

Non ci saranno solo i sindaci (che interverranno nel primo pomeriggio) di Catania, Enzo Bianco (presidente del Consiglio nazionale Anci), di Napoli Luigi de Magistris, di Cosenza Mario Occhiuto (delegato Anci all'urbanistica e ai lavori pubblici), di Palermo Leoluca Orlando (presidente dell’Anci Sicilia), di Cagliari Massimo Zedda, di Bari Antonio Decaro. Ma sono previste presenze significative come quelle del presidente Svimez Adriano Giannola (che relazionerà su “La clausola investimenti per il Mezzogiorno”), di uno dei più importanti urbanisti italiani Maurizio Carta (“Le città motori dello sviluppo”) del direttore Ifel Pierciro Galeone (“Finanziare la crescita del Mezzogiorno e delle sue città”) del capo Area per le Politiche di coesione territoriale Francesco Monaco, del segretario generale della presidenza del Consiglio dei ministri Paolo Aquilanti (si soffermerà sul “Piano Periferie”), del direttore dell’Agenzia per la Coesione territoriale, Maria Ludovica Agrò, del capo di gabinetto del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Mauro Bonaretti. E di tanti altri alti funzionari dello Stato, come il capo del Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica della presidenza del consiglio dei Ministri Ferruccio Sepe (particolarmente importante il suo ruolo sugli investimenti “Cipe” e “Fondi strutturali”), il direttore del Coordinamento operativo presso la Banca del Mezzogiorno-MedioCredito Mario Torrisi, l’amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri e il presidente di Confindustria Digitale Elio Catania.

Un parterre di eccezione, forse mai riunito prima nella nostra città. Il problema di fondo, però, è con quali idee si arriva a questa Conferenza programmatica. Ci sono strategie di sviluppo realmente condivise, nei fatti non a parole, tra le sette Città metropolitane del Sud? E rispetto alle politiche del Governo nazionale, come ci si comporterà? E il ruolo delle rispettive Regioni, a partire da quella siciliana che con il suo Statuto autonomo condiziona, e non poco, i programmi degli enti locali e delle stesse Città metropolitane? Interrogativi ai quali bisognerà dare risposte convincenti.

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