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Sequestrato il patrimonio del boss Pruiti

Sequestrato il patrimonio del boss Pruiti

Lo Stato vuol fare terra bruciata attorno ai boss mafiosi che hanno in pugno gli affari illeciti nel territorio dei Nebrodi. Per far questo spogliarli della forza economica è ormai il sistema riconosciuto più efficiente. Stamani la Direzione Investigativa Antimafia di Catania, collaborata dalla Sezione Operativa di Messina, ha eseguito un imponente sequestro di beni nei confronti di Giovanni Pruiti 41 anni, attualmente in carcere, ritenuto reggente del clan mafioso di Cesarò e gerarchicamente inquadrato alle dirette dipendenze di Salvatore Catania, referente territoriale per la zona di Bronte e zone limitrofi della famiglia catanese dei “Santapaola”.

Le indagini seguite all'attentato subìto dal Presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, nel maggio dello scorso anno, si sono indirizzate verso le cospicue erogazioni di contributi agricoli nei confronti di persone collegate ad associazioni mafiose che operano nel territorio dei Nebrodi. E' emersa così la figura di Clelia Bontempo, convivente di Giovanni Pruiti, fratello dell’ergastolano Giuseppe condannato per associazione mafiosa ed omicidio.

Giovanni Pruiti è stato condannato nel 2005 dal Tribunale di Catania per associazione mafiosa, diretta da Salvatore Catania ed operante nei territori di Bronte, Maniace, San Teodoro e Cesarò.
Dopo l'arresto del fratello Giuseppe, Giovanni Pruiti è assurto al ruolo di a capo del clan di Cesarò ed arrestato nell'operazione Nebrodi insieme al boss mafioso Salvatore Catania. Secondo l'accusa Pruiti garantiva al potente clan dei Santapaola la gestione degli affari illeciti nel territorio che va da Bronte fino ad Adrano e Paternò. Gli investigatori hanno potuto ricostruire i rapporti di Pruiti con il famoso boss catanese Vincenzo Aiello e con emissari dei noti boss palermitani di Cosa Nostra Lo Piccolo). In particolare dall'indagine è emerso come, in presenza di maggiori controlli e requisiti per ottenere l’affidamento di terreni demaniali, in seguito alla stipula del protocollo di legalità da parte del Presidente dell’Ente Parco Antoci, i clan mafiosi si siano adoperati, con intimidazioni tipiche del metodo mafioso, per avere il controllo di terreni privati tramite i quali ottenere i relativi benefici economici. L’elevato spessore criminale della famiglia Pruiti si è accresciuto grazie all'accaparramento dei terreni agricoli in affitto, degli allevamenti e al controllo del settore della commercializzazione della carne.
Il Tribunale di Catania, accogliendo la proposta avanzata dal Direttore della D.I.A., ha disposto il sequestro dell’ingente patrimonio del Pruiti consistente in imprese operanti prettamente nel settore agricolo , numerosi terreni, fabbricato a Cesarò, diversi veicoli, titoli ordinari AGEA e rapporti finanziari in corso di quantificazione.

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