Lunedì 29 Aprile 2024

I clan usavano i bambini per lo spaccio

Operazione Cc a Palermo, 7 arresti

L'economia di un intero quartiere di Catania, quello di san Giovanni Galermo, è basata sul traffico di droga. E' quanto emerge dalle intercettazioni ambientali effettuate durante l'indagine che ha portato all'arresto da parte dei carabinieri del comando provinciale di Catania di 54 presunti affilati al clan Santapaola - Ercolano, tra cui tre donne, responsabili a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti e rapina. L'operazione, denominata 'Doks' è stata illustrata durante una conferenza stampa alla quale ha preso parte il Procuratore della Repubblica di Catania Carmelo Zuccaro.

L'attività di spaccio nel quartiere avrebbe fruttato circa 50 mila euro al giorno. Gli investigatori hanno accertato che uno degli arrestati non esitava a svolgere la sua attività di spaccio e confezionamento della droga in presenza dei figli che non hanno nemmeno 10 anni. I bambini venivano utilizzati come schermo per eludere controllo delle forze dell'ordine. Dalle intercettazioni ambientali è emerso che i minorenni erano pienamente coinvolti e consapevoli dell'attività illecita ed hanno sviluppato modi di fare talmente aggressivi da incutere timore ad atre persone legate allo spaccio molto più anziane.

In carcere sono finte 30 persone, 10 sono state poste ai domiciliari. Ad altre dieci il provvedimento restrittivo è stato notificato in carcere. Per due degli indagati è stato disposto l'affidamento in prova ai servizi sociali e l'obbligo di dimora. L'indagine, condotta dal 2014 al 2016, che si è avvalsa delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, è stata avviata sulla base di intercettazioni, emerse da un procedimento in corso per associazione per delinquere finalizzata alle estorsioni, durante il quale nel 2013 era emerso che per cause legate alla leadership in seno al gruppo mafioso di San Giovanni Galermo, tre degli indagati - i fratelli Vincenzo ed Arturo Mirenda ed una terza persona - avrebbero voluto attentare alla vita di un altro componente del gruppo, Vittorio Benito Fiorenza. Le indagini sull'episodio hanno portato gli investigatori a far piena luce sull'articolato gruppo di spacciatori, che sarebbero stati capeggiati da Alessandro Palermo, che acquistava cospicue quantità di droga da spacciare nei comuni dell'hinterland nord della provincia etnea. Dalle indagini è emerso un importante ruolo delle donne - tre quelle arrestate - ed il fatto che l'alternanza delle figure a capo del gruppo, in seguito agli arresti che si susseguivano, avrebbe portato gli affiliati a porsi immediatamente alle dipendenze del nuovo responsabile. Secondo quanto accertato il gruppo attualmente sarebbe stato capeggiato da Salvatore Gurrieri che, agli arresti domiciliari, dirigeva le attività illecite grazie ai fratelli Vincenzo, Arturo ed Angelo Mirenda. Secondo quanto accertato il gruppo avrebbe avuto un ingente volume di affari illegali nel settore, oltre che dello spaccio di droga, delle estorsioni e delle rapine ai danni di imprenditori e commercianti.

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