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L’autonomia dissipata e le opportunità dell’insularità

L’autonomia dissipata e le opportunità dell’insularità

Il tema della specialità siciliana torna a essere al centro del nuovo volume di Gaetano Armao che sintetizza efficacemente il motivo del suo positivo pragmatismo e le conclusioni dell’analisi approfondita già nel titolo: “Redimibile Sicilia. L’autonomia dissipata e le opportunità dell’insularità” (Rubbettino editore). Nell’ambito delle iniziative culturali di Marefestival, il libro è stato presentato a Salina dal giornalista Mario Primo Cavaleri e dallo storico Marcello Saija, presente l’Autore che in oltre duecento pagine ripropone l’argomento con una visione a tutto tondo in cui le esperienze di docente di diritto amministrativo, di amministratore regionale e di politico si coniugano per offrire spunti di riflessione originali e un disegno di lungo orizzonte capaci di aiutare l’sola ad affrancarsi da un passato fallimentare e improduttivo e ricreare condizioni di migliori opportunità. Il libro copre l’intero arco del regionalismo siciliano “partendo dalla genesi dello Statuto speciale (che si realizza a tappe forzate nel biennio 1944-1946 con l’entrata in vigore dello Statuto prima dell’avvento della Costituzione), lasciando però la “cambiale in bianco” (subito dopo strappata) di un successivo coordinamento del testo statutario con la nuova Costituzione che vedrà la luce il 31 dicembre 1947”, come scrive nella prefazione il prof. Filippo Salvia.

Ma, al tornate dei settant’anni dall’approvazione dello Statuto, è sulla visione attuale e di prospettiva che si concentra Armao dopo il controverso tentativo di riformare le Regioni, per chiedersi se l’autonomia sia ancora utile ai siciliani e di quali modifiche necessiti per accrescerne il rendimento istituzionale, il tuto nel contesto del grave disagio che attraversa il Mezzogiorno tra fasi di impegno e di disimpegno, centralità e marginalità nell’agenda politica nazionale che ci hanno consegnato un Paese duale, con l’aggravamento del divario tra aree del Nord e del Sud, quest’ultimo determinante nel far prevalere del no al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016.

Il dibattito rimane aperto sulla riduzione delle competenze e del ruolo delle autonomie regionali, e questo mentre in Scozia e Catalogna, dove più forte è la spinta verso l'autodeterminazione, si rafforzano i partiti indipendentisti. Sta quindi alla responsabilità dei parlamentari eletti in Sicilia far prevalere, su fedeltà e convenienze di partito, la lealtà verso i cittadini, sostenendo gli elementi che rilancino l'autonomia.

E' vero che le riforme si devono fare presto e bene, ma ripensando dalle fondamenta l'autonomia siciliana, rileggendola nella prospettiva europea della coesione territoriale e della tutela delle regioni insulari che soffrono, a motivo della loro isolamento, di svantaggi strutturali il cui perdurare ostacola il loro sviluppo economico e sociale.

Lo Statuto, come ribadito dalla Corte costituzionale nel 2014, delinea il ‘patto di autonomia tra l’ordinamento siciliano e quello statale. Ma la specialità della Sicilia è adesso ad un bivio: tra ipotesi di annichilimento e di rilancio nella prospettiva europea di tutela dell'insularità. E su questo non è' consentito l'approccio rinunciatario che prevale nella politica siciliana.

L'autonomia finanziaria siciliana è mortificata continuamente dalle scelte dello Stato mentre non si riescono a garantire i servizi elementari. Non si tratta di difendere prerogative che per molti aspetti, nella concreta applicazione, si sono mostrate incapaci di rispondere alle aspettative dei siciliani, ma di ripensare lo straordinario strumento dell'autonomia regionale nella prospettiva dell'insularità.

Di fronte dell'incapacità dello Stato di ridurre il crescente divario Nord-Sud, soprattutto per i vincoli di bilancio di matrice europea e nel silenzio della politica regionale, occorre rivendicare la fiscalità di vantaggio per la Sicilia. Armao si sofferma sul masterplan per il Mezzogiorno; sull’amministrazione aperta “opportunità ancora inesplorata”, su enti pubblici e privatizzazioni “ad andamento lento”; su potenzialità della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale siciliano; sulla necessaria discontinuità per ripensare l’autonomia differenziata nella prospettiva europea dell’insularità. Sicilia quindi a un bivio: oblio o rilancio dell’autonomia regionale.

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