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Stagione venatoria in Sicilia, cacciatori calabresi "tagliati"

Stagione venatoria in Sicilia, cacciatori calabresi "tagliati"

I cacciatori calabresi sono furibondi e hanno nel loro “mirino” l’assessore regionale siciliano Cracolici “reo” di avere emanato un decreto (il n. 51 dello scorso 7 agosto) contenente il nuovo calendario venatorio, che penalizza i cacciatori non residenti in Sicilia. «Troppi e ingiustificati tagli a danno dei cacciatori non residenti in Sicilia nei mesi di ottobre, novembre e dicembre – lamenta Venambiente Cpa –. Un taglio di circa 40 giorni, a partire dal 18 ottobre, con una finestra di appena una decade e poi lo stop, fino all’8 dicembre, all’esercizio venatorio dei cacciatori fuori regione senza alcuna logica».

«Autore di questo tiro mancino – dichiarano i dirigenti di Venambiente Cpa, Franco Tavilla e Francesco Abbagnara – è l’ass. Cracolici che, oltre a mantenere chiuse le porte di accesso all’isola fino al 17 settembre per la “preapertura”, si è inventato un ulteriore periodo di 40 giorni di chiusura per i cacciatori extraregionali riuscendo così da suscitare grande delusione tra i cacciatori residenti nelle altre regioni italiane. A farne le spese soprattutto i cacciatori calabresi che, già penalizzati da norme sempre più restrittive, si vedono tagliati fuori dalla caccia in Sicilia nei periodi di maggior interesse venatorio, dopo essere stati regolarmente ammessi in uno degli Ambiti territoriali di caccia delle nove province siciliane e dopo aver già adempiuto agli oneri dovuti, a pena di decadenza, entro il mese di giugno e forse organizzato soggiorno e pause feriali in agriturismo, aziende e alberghi...».

«Con l’intento di ripristino della legittimità e di recupero dell’ospitalità e accoglienza solidale verso i cacciatori non residenti in Sicilia», Venambiente Cpa ha scritto all’assessore dell’Agricoltura Cracolici, al Presidente della Sicilia Crocetta, e ai capigruppo dell’Assemblea Regionale Siciliana per chiedere «un incontro affinché ogni modifica del calendario risponda a motivi razionali e a logiche giuridiche e non già a interessi egoistici o di sapore elettoralistico».

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