Lunedì 29 Aprile 2024

I tentacoli mafiosi della Stidda nel mercato ortofrutticolo

I tentacoli mafiosi della Stidda nel mercato ortofrutticolo

Ad essere taglieggiati erano gli imprenditori, i commercianti e gli operatori del settore ortofrutticolo, molti dei quali operanti al mercato ortofrutticolo di contrada Fanello a Vittoria, il più importante del meridione.

Non c’era bisogno di violenza per convincere a pagare, e chi magari tentennava, veniva “consigliato” a desistere da tale atteggiamento. Il giro di estorsioni è emerso nell’ambito dell’operazione “Survivor”, condotta nella notte tra giovedì e venerdì tra Vittoria e Comiso da carabinieri e polizia. Su disposizione della procura distrettuale antimafia di Catania, il gip del tribunale ha emesso 15 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di altrettanti presunti esponenti di spicco, ritenuti essere dagli inquirenti vicini alla “Stidda”.

Con il blitz è stato quindi disarticolato il clan Ventura, che operava prevalentemente a Vittoria e che, secondo le indagini, sarebbe stato vicino alla cosca Carbonaro-Dominante. Tra i 15 arrestati ci sono Giambattista Ventura e il fratello Filippo, considerato il boss del clan e scarcerato da pochi mesi. Ma anche dal carcere, a quanto pare, era possibile controllare le attività illecite. Nel corso del blitz sono stati anche sequestrati diversi beni, tra cui un’azienda per l’imballaggio di prodotti ortofrutticoli e alcune serre.

I destinatari delle misure cautelari sono accusati di associazione mafiosa, estorsioni e fittizia intestazione di beni aggravate dalle modalità mafiose. Tra i soggetti destinatari delle ordinanze ci sono anche coloro che hanno portato avanti il malaffare, nonostante precedenti operazioni avevano già condotto alla cattura di alcuni soggetti di spicco del caln. Da qui il nome dell’operazione “Survivors”, in inglese “sopravvissuti”. Nel dettaglio le manette sono scattate per i già citati Giambattista e Filippo Ventura e per altri due Ventura, entrambi di nome Angelo.

Arrestati pure Rosario Nifosì, Francesco ed Enzo Giliberto, Maurizio Cutello, Pietro Alessandrello, Francesco Battaglia, Emanuele Galofaro, Marco Papa, Giovanni Savio, Salvatore Macca e Salvatore Nicotra. Le indagini hanno permesso di ricostruire l’organigramma del clan e le fonti economiche illecite che venivano reinvestiti in attività legali. La liquidità veniva alimentata anche da assegni postdatati che non venivano mai coperti. Nessuno di chi aveva ricevuto gli assegni scoperti come pagamento si sognava di protestare. Il velo di omertà era quindi abbastanza spesso e gli inquirenti sono riusciti alla fine a squarciarlo solo grazie alla preziose testimonianze di alcuni collaboratori di giustizia e alla denuncia di qualcuna delle vittime. Le intercettazioni telefoniche ed ambientali hanno poi fatto il resto.

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