Martedì 30 Aprile 2024

Provocò incidente mortale, condannato a 6 anni

Tribunale di Ragusa

RAGUSA – E’ stato condannato a sei anni di reclusione Rosario Sortino, 67 anni, di Ragusa. Si tratta dell’automobilista che il 15 agosto 2013 fu coinvolto nell’incidente stradale mortale nel quale venne distrutta un’intera famiglia, con la morte di Salvatore Cilia, 42 anni, e delle due figlie Martina e Mariarita, di 5 e 10 anni. La moglie e madre delle bimbe è stata l’unica superstite.

Erano da poco passate le 17 di quel tragico Ferragosto, quando, sulla statale 514 Ragusa-Catania, nel tratto all’altezza di Chiaramonte Gulfi, l'auto condotta da Rosario Sortino si schiantò sulla vettura della famiglia Cilia. Secondo quanto ricostruito dal consulente tecnico nominato dal pubblico ministero, «nell’affrontare una curva ad ampio raggio, con manto stradale reso viscido dalla pioggia - si legge testualmente - Sortino perse il controllo del mezzo e invase con la parte anteriore sinistra la corsia di marcia opposta», sulla quale proprio in quegli istanti sopraggiungeva la Lancia K con a bordo la famiglia Cilia. Inevitabile, a quel punto, lo schianto, devastante. Ad avere la peggio fu Salvatore Cilia, alla guida della Lancia, morto ancor prima dell’arrivo dei soccorsi. La figlia Martina, soccorsa e trasportata in elisoccorso ancora viva all’ospedale Cannizzaro di Catania, spirò poche ore più tardi, nella notte, per un gravissimo politrauma. Malgrado tutte le speranze, dopo 5 giorni di lotta si spense infine anche la figlia maggiore, Maria Rita, di soli 10 anni, anche lei a causa di un gravissimo politrauma. L’unica superstite, come accennato, fu la madre, che subì diverse lesioni e un lungo ricovero all’ospedale Guzzardi di Vittoria. Se la cavarono invece con ferite guaribili in 30 giorni sia Sortino che la moglie e il figlio.

La condanna è stata inflitta in base alla vecchia normativa in vigore prima dell’introduzione dell’omicidio stradale e che, oltre a sei anni di reclusione, comporta per Sortino anche la sospensione della patente di guida per due anni. La richiesta di condanna della pubblica accusa era stata di quattro anni, ma il giudice ha applicato una pena ancor più severa. Si attende ora la decisione del giudice civile in merito alla quantificazione dell’entità reale del danno.

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