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Eleonora Cubeta,
umiliazioni e disperazione

Eleonora Cubeta, umiliazioni e disperazione

Si materializza una doppia svolta nella delicata inchiesta sulla morte di Eleonora Cubeta, trovata priva di vita nella sua casa. Il capo d’imputazione contenuto nell’atto di chiusura delle indagini preliminari, firmato dal pubblico ministero Marco Accolla, innanzitutto fornisce un’importante chiave di lettura sul decesso, su quella ipotesi di suicidio alla quale i parenti della sfortunata ragazza (difesi dall’avvocato Luca Frontino, del Foro di Messina) continuano a non dare credito.

In secondo luogo, muove accuse pesanti nei confronti dell’ex della trentenne, il quale deve rispondere del reato di maltrattamenti. C’è un indagato, quindi, in questa storia balzata anche agli onori delle cronache nazionali. «Maltrattava – si legge nell’atto della Procura – la propria compagna Eleonora Cubeta, con lui convivente, fatto dal quale derivava la morte della persona offesa, avvenuta per impiccamento». Avrebbe determinato nella donna «uno stato di soggezione, malmenandola, imponendole pulizia e ordine della casa, assumendo atteggiamenti ostili e vessatori» se «non avesse provveduto meticolosamente alle faccende domestiche». Con quali condotte? «Intimando alla donna di stare zitta e di non esprimere la propria opinione nelle conversazioni di famiglia, così umiliandola ripetutamente; ostacolandone amicizie e frequentazioni, mentendole sui propri spostamenti e sulla proprie abitudini di vita». All’ex, inoltre, viene imputato il fatto che, «avendo deciso di interrompere la relazione, al culmine delle condotte di maltrattamenti, si allontanava dall’abitazione ove aveva convissuto con la Cubeta, abbandonando la stessa nonostante fosse consapevole del suo di prostrazione e di abbattimento psicologico in cui versava la donna».

Si arriva così al passaggio finale del capo d’imputazione, in cui si scrive: «Dopo aver ripetutamente tentato di ricontattare..., resosi irreperibile, si toglieva la vita impiccandosi a un gancio appendiabiti ubicato nella camera da letto della stessa abitazione».

Quanto al reato contestato, l’art. 572, comma 2 del codice penale punisce «chiunque maltratta una persona della famiglia o comunque convivente, o una persona sottoposta alla sua autorità o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per l’esercizio di una professione o di un arte». Se dal fatto deriva la morte, è prevista «la reclusione da dodici a ventiquattro anni».

La straziante vicenda di Eleonora, riaperta con l’intervista dei genitori rilasciata al nostro giornale, è stata poi trattata poco più di un mese fa nel corso della trasmissione “Quarto grado”. Nella puntata andata in onda su Rete 4 sono venuti alla luce importanti elementi investigativi sulla morte della trentenne messinese, trovata con un cappio al collo nel suo appartamento di Contesse, la notte del 5 settembre 2015. La scena di un apparente suicidio è apparsa subito anomala al fratello Gaetano, colui che per primo scoprì il corpo privo di vita, e poi informò telefonicamente i genitori Giuseppe Cubeta e Fiorella Moschella, in quel momento all’estero, in Bulgaria. Tant’è che già il mattino successivo fu presentata una denuncia alla Procura, con la richiesta di indagare contro ignoti per omicidio.

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