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Musumeci-Miccichè,
duello dietro le quinte

Musumeci-Miccichè, duello dietro le quinte

Si apre la fase più vischiosa per Nello Musumeci, impegnato a tessere la tela di ragno che dovrà sostenere il suo governo. In teoria la maggioranza c’è, ma Sala d’Ercole è tempio del trasversalismo e bisogna amalgamare pesi e contrappesi tra assessorati e presidenza dell’Ars.

Musumeci sa bene che non può consegnarsi agli umori di Gianfranco Miccichè, il commissario regionale di Forza Italia a cui sta stretto il ruolo di aiuto regista. Più volte in campagna elettorale Musumeci ha dovuto tirare le briglie per respingere le invasioni di campo. Miccichè, infatti, non è uomo da retrovie e - oltre a rivendicare la presidenza dell’Ars - pretende la prima fila nella gestione del potere. Questo dualismo è la scacchiera sulla quale gli alleati stanno giocando la loro partita. Musumeci dovrà dare un assetto ai rapporti di forza con il commissario di Forza Italia e non potrà prescindere dalla possibilità di riservarsi un’alternativa trasversale, un “cuscinetto” politico in grado di sottrarlo all’abbraccio soffocante di Miccichè. O alle spire del suo governo ombra.

La partita è solo all’inizio. Il valzer di voci e indiscrezioni sulla giunta e la burocrazia regionale, in particolare il cambio del segretario generale della Regione, costringono Musumeci ad alzare gli steccati: «È uno sport che non mi appassiona perché alimenta la convinzione che nulla sia cambiato. Desidero informare i colleghi della stampa che il nostro metodo di lavoro sarà improntato ad una effettiva discontinuità, nei comportamenti e nei toni, con il recente passato».

Nella prossima settimana il vertice con gli alleati della coalizione: «Incontrerò le forze politiche della maggioranza – spiega – e raccoglierò ogni indicazione nel rispetto del ruolo di ciascuno, quindi, adotterò le decisioni che riterrò più giuste e, finalmente, inizieremo a lavorare».

Il nome in pole position per la presidenza dell’Ars è quello di Gianfranco Miccichè, che ha già ricoperto il ruolo due legislature fa.

In questa chiave, sarà fondamentale il dialogo con le opposizioni, ai quali per prassi istituzionale dovrebbe andare una vice presidenza. Difficile che il M5S, il gruppo parlamentare più folto con 20 deputati, sia della partita. E allora il centrodestra guarda verso il Pd, il secondo gruppo della minoranza, che conta 11 onorevoli e che potrebbe avere una vice presidenza dell’Ars con un accordo in tasca.

La maggioranza del resto in aula è risicata, appena un deputato in più (36 su 70). Così nella coalizione c’è chi mette in conto qualche franco tiratore attorno a Miccichè. E quindi per “blindarlo” appare strategico trovare consensi nella minoranza (oltre al Pd, il gruppo di Sicilia futura), con la quale si dovrà discutere della mappa di potere.

Musumeci non farebbe certo salti di gioia con Miccichè presidente dell’Ars. Il commissario di Forza Italia farebbe pesare il suo ruolo ben oltre i suoi confini istituzionali. Tra i due è ancora viva la ruggine del 2012, quando Miccichè affondò la candidatura di Musumeci. Quel conto è ancora aperto.

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