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Giunta regionale, prime grane per Musumeci

Giunta regionale, prime grane per Musumeci

Le trattative sono serrate. Gli azionisti del centrodestra stanno sgomitando per strappare i posti che contano nella giunta regionale. Ferma restando la divisione della torta, secondo un calcolo fissato in campagna elettorale, bisogna assegnare le deleghe. E anche qui le rivendicazioni si affollano sul tavolo di Musumeci che in questa fase si muove sotto traccia. La formazione della nuova giunta regionale rappresenta, come sempre, un passaggio che rischia di destabilizzare la coalizione vincente, come riconosce Saverio Romano, leader della lista “Popolari e autonomisti” che s’è affermata come terza forza del centrodestra nell’isola col 7%: «Ci aspetta una fase faticosa, non possiamo assolutamente deludere per nessuna cosa al mondo gli elettori perché non dobbiamo solo governare ma risollevare la Sicilia. Ecco perché il nostro compito è quello di smussare gli angoli». Un intervento che riflette lo stato febbrile che sta attraversando il centrodestra, alla ricerca degli incastri necessari al nuovo governo.

«Il nostro ruolo – aggiunge Romano – è utile anche in questa fase, del resto il presidente Musumeci ha già detto che vuole il contributo dei partiti che lo sostengono». Ma nella coalizione c’è chi non usa un linguaggio diplomatico e va dritto al sodo, battendo i pugni sul tavolo. I colonnelli di “Noi con Salvini” hanno fiutato l’aria che tira. Musumeci vorrebbe assegnare a Fratelli d’Italia l’assessore da riconoscere alla lista, lasciando a mani vuote gli uomini della Lega. Così Alessandro Pagano, segretario di Noi con Salvini per la Sicilia occidentale, agita le acque: «Certamente vantiamo un credito all’interno della coalizione. Abbiamo preso le distanze dal listino del presidente, anche per via della polemica sugli impresentabili, ma c’è un accordo elettorale che ora vede la nostra presenza in giunta». Un obiettivo quello di Pagano, che prende forma dopo una escalation che il movimento di Salvini ha visto in Sicilia, partendo da uno 0,6% delle europee, per poi passare al 2,8% delle comunali a Palermo e infine a superare lo sbarramento con il 5,6% insieme a Fratelli da Italia. Pagano è pronto a entrare in giunta: «Se Musumeci me lo chiederà, sarò felice di assumere l’incarico». Una mossa che però copre un’altra indicazione. In questa fase l’obiettivo è alzare la voce, farsi largo per evitare di rimanere fuori dal governo: «Non abbiamo ancora incontrato Musumeci – conclude – ci convince però il suo metodo che sarà quello di non far alcun accordo classico da manuale Cencelli, ma di ascoltare tutti per poi decidere». Intanto sul fronte giudiziario il neoeletto deputato regionale, Edy Tamajo, accusato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale, citato ieri per un interrogatorio dalla Procura di Palermo, che nei giorni scorsi gli ha notificato un invito a comparire, si è avvalso della facoltà di non rispondere. «Avrei preferito rispondere ma accetto l’imposizione dei miei legali che mi hanno consigliato di restare in silenzio», ha detto uscendo dall’ufficio del procuratore aggiunto Sergio Demontis che coordina l’inchiesta a suo carico.

Il parlamentare di Sicilia Futura, lista di centrosinistra, tramite suoi uomini di fiducia, pure indagati, secondo l’accusa avrebbe comprato voti pagandoli ciascuno 25 euro nel quartiere popolare di Ballarò. Alle ultime regionali Tamajo ha avuto oltre 13mila voti piazzandosi tra i tre più votati in Sicilia.

La scelta di non rispondere è frutto di una strategia difensiva: attendere che la Procura depositi le carte per evitare interrogatori alla cieca. Tamajo è difeso dagli avvocati Nino Caleca e Giovanni Castronovo. I legali, inoltre, hanno chiesto al tribunale del Riesame il dissequestro di tutta la documentazione sequestrata nel comitato elettorale dell’indagato.(red.sic)

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