Lunedì 29 Aprile 2024

"Riina belva, giusta scelta foto Falcone-Borsellino"

"Riina belva, giusta scelta foto Falcone-Borsellino"

"Per i criminali quella foto può rappresentare un trofeo di guerra, anche ora, in queste ore dopo la morte di Riina, e a me questo fa molta pena. In realtà è una foto di grande speranza e coraggio: Falcone e Borsellino sorridono, come due persone normali, come due eroi normali. Di questi giorni mi è piaciuto che molti giornali abbiano scelto la foto di Falcone e Borsellino o le fotografie delle altre vittime di mafia, e non del carnefice, per dare notizia della morte di Riina". Tony Gentile, il fotoreporter della Reuters autore di quella famosa immagine scattata il 27 marzo 1992, è soddisfatto della scelta fatta dai giornali. "A me questa morte lascia indifferente - prosegue il fotografo, intervenuto questa mattina a Photolux Festival Lucca - sono anche contrario a creare troppo clamore e rumore sul personaggio, penso che Riina sia una belva, un essere che non è capace di avere senso dell'umanità, la massima espressione della malvagità. Per me incarna questo concetto, per un essere umano normale non è immaginabile fare quello che ha fatto lui.

Azioni di cui, ricordiamocelo bene, non si è mai pentito. E quindi sì, Falcone e Borsellino che ridono sono ancora oggi la miglior risposta possibile. La risposta più forte, quella che vince, perché la mafia non vince mai". Gentile ricorda poi la storia di quella foto. "Fu messa in un cassetto in un primo momento. Ma cominciò a circolare subito dopo la morte di Falcone e poi ancora di più dopo il 25 luglio, con la strage di via D'Amelio. È diventata molto di più di una foto: riuscire a scattare un'immagine che diventa icona, simbolo, un fenomeno che non ha nulla a che vedere con la fotografia, ma che alla base ha la mia fotografia è una grande soddisfazione e per me anche una grande speranza".

Perché, conclude, "in quell'immagine vedo delle vittime, ma anche un monito: nella semplicità dello scatto c'è tutta l'umanità di quelle persone, persone normali, che sorridono, proprio come facciamo tutti noi; la foto ce li rende vicini, simili, complici, quasi amici e per me è come se volesse dire che tutti noi possiamo essere come loro, tutti noi nel nostro piccolo possiamo cambiare le cose e impegnarci per quella stessa lotta".

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