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Stipendi d’oro,
assist di Grasso a Miccichè

Stipendi d’oro, assist di Grasso a Miccichè

Quella che sembrava una improvvida fuga in avanti di Gianfranco Miccichè, trova una sponda trasversale nel presidente del Senato Piero Grasso: «La proroga della delibera del Senato sui tetti ai dirigenti entro fine mese non si farà e non è previsto che si faccia» perché si trattava di «una misura temporanea» giustificata «da esigenze particolari», secondo la linea dettata anche dalla Corte costituzionale. Così il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha risposto ieri ai cronisti a Palermo nel suo primo giorno di campagna elettorale. E poichè il presidente dell’Ars ha agganciato la decisione di cancellare i limiti di 240.000 euro alla linea che avrebbe adottato il Senato, il via libera di Grasso rafforza la possibilità di riaprire i cordoni della borsa, facendo schizzare - per esempio - l’indennità del segretario generale dell’Ars da 240 a 600 mila euro. Una scelta che ha scatenato polemiche, sulla quale Miccichè non intende cedere un millimetro. Ma per scavalcare i tetti degli stipendi il presidente dell’Ars dovrà superare le forti resistenze che sono radicate nell’Ufficio di presidenza. A partire dai veti del Movimento Cinquestelle. Anche il movimento “DiventeràBellissima”, che ha ispirato la candidatura di Musumeci, ha già frenato la possibilità di alzare gli stipendi.

E sul fronte del no si schiera la Lega: «Il presidente Miccichè ha l’esperienza e la competenza per svolgere bene il ruolo di garanzia alla guida dell’Ars – dichiara il deputato Alessandro Pagano della Lega, segretario regionale Sicilia occidentale – trovo senza dubbio positiva l’idea di trasformare la commissione Antimafia in Anticorruzione. È doveroso approfondire sulla presenza o meno di fenomeni corruttivi all’interno della burocrazia regionale».

Sugli stipendi, però, la musica cambia: «Sull’ipotesi di ripristino degli stipendi d’oro a dirigenti e consiglieri parlamentari dell’Assemblea regionale, la Lega prende le distanze nutrendo molte perplessità. In una Regione in cui si parla di esercizio provvisorio, dove oltre la metà dei siciliani si trova in condizioni di povertà, si rischia così di far passare soltanto messaggi sbagliati e fuorvianti».

Miccichè non potrà eludere i problemi che attanagliano il bilancio, ma ora la linea adottata dal Senato si trasforma in un “jolly” politico per avallare la sua tesi.

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