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Al 'tesoriere' di Messina Denaro un prestito di Banca Etruria

Latitante dal 1993 Messina Denaro compie 54 anni

Giovanni Savalle, imprenditore alberghiero accusato di essere vicino al boss Matteo Messina Denaro a cui la Finanza e il Ros hanno sequestrato un patrimonio da 60 milioni, ebbe un finanziamento da "Banca Etruria" grazie ai suoi rapporti privilegiati con un membro del Cda, in un periodo in cui le aziende del "Gruppo Savalle" erano prossime al fallimento.

E' uno dei particolari emersi dalle indagini patrimoniali coordinate dalla Dda di Palermo che hanno portato al sequestro.

All'imprenditore sono stati sequestrati quote e intero capitale di società, beni aziendali, beni immobili e mobili registrati, rapporti bancari e finanziari anche esteri.

La vicinanza al capomafia di Castelvetrano avrebbe consentito a Savalle di accumulare una fortuna e assumere rilevanti dimensioni nel tessuto economico della provincia di Trapani.

Per gli inquirenti, nel tempo avrebbe goduto dell'appoggio di influenti esponenti dell'associazione mafiosa come Filippo Guttadauro, cognato di Messina Denaro, Rosario Cascio, Giovanni Becchina, Girolamo Bellomo e Giuseppe Grigoli.

Savalle è stato coinvolto anche in una inchiesta della Procura di Torre Annunziata del 2014 su appalti affidati per il recupero e il restauro dell'area archeologica di Pompei, "pilotati" in direzione sempre delle stesse imprese, tra le quali la "Società Mediterranea S.p.A." aggiudicataria dei servizi di ristorazione, riconducibile al trapanese.

Il sequestro riguarda 22 complessi aziendali, 12 pacchetti di partecipazione al capitale di altrettante società, 28 rapporti bancari, 47 fabbricati, 8 autoveicoli e la struttura dell'ex ex Kempisnsky per un valore complessivo di 62.922.867 euro. 

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