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Truffe ad assicurazione, Caltabellotta non era un perito

Giovane accoltellato nel Palermitano, è grave

Riceviamo e pubblichiamo:

In nome e per conto di tutti gli iscritti all’Associazione Italiana Consulenti Infortunistica Stradale (in breve A.I.C.I.S.), i quali nel servizio giornalistico indicato in oggetto, venivano impropriamente ricollegati mediante l’uso scorretto del titolo professionale di “Perito Assicurativo” (normato, ex adverso, nel nostro ordinamento, con D. Lgs. 209/05, ex artt. 156, 157, 158, 159 e 160) al presunto reo Michele Caltabellotta.

Il sig. Caltabellotta, invero, non risulta affatto iscritto al Ruolo dei Periti Assicurativi1 di cui sopra, per la quale idoneità sono previsti un tirocinio biennale obbligatorio, un successivo esame di Stato con prova scritta e orale, nonché requisiti morali non certo comuni a tutte le professioni. Il lungo cammino formativo e la specchiata moralità prevista dalla norma, quindi, sono ciò che ogni Perito Assicurativo percepisce e fa propri nella professione che esercita, fin dall’inizio del suo percorso di tirocinio. Affiancare, pertanto, impropriamente nella notizia, tale titolo professionale a una simile deprecabile circostanza, viene inequivocabilmente percepito, da tutti questi in primis, come molto offensivo e diffamatorio. È evidente, d’altra parte, che il collegamento tra la tipologia di evento e il più volte già citato titolo professionale, amplifica non poco, al cospetto dell’opinione pubblica e soprattutto a quello dei primi committenti di lavoro del Perito Assicurativo, ovvero le Imprese di Assicurazione, l’impatto mediatico e il senso ripugnanza. L’effetto prodotto, infatti, è quello di vedere tale professionista che è sempre in prima linea con competenza, negli incidenti stradali, anche come primo truffatore del sistema assicurativo obbligatorio per la RC Auto.

Le organizzazioni criminali che truffavano le assicurazioni, scoperte la scorsa settimana dalla polizia a Palermo, reclutavano le vittime, a cui fratturavano arti simulando incidenti stradali, tra soggetti ai margini della società, come tossicodipendenti, gente in gravi condizioni economiche, persone con deficit mentali o affetti da dipendenza da alcol, attratti dalle promesse di facili e cospicui guadagni, poi mai corrisposti.

Alle vittime venivano somministrate dosi di anestetico procurate da un'infermiera in servizio presso l'ospedale Civico di Palermo.  A capo di una delle due gang, secondo gli investigatori, ci sarebbe stato Michele Caltabellotta che, come detto in precedenza, non è un perito assicurativo.

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