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Mafia, Di Matteo su Messina Denaro: "La sua latitanza è scandalosa"

"Se oggi una parte della popolazione considera la magistratura come un punto di riferimento etico direi che ciò non dipende dalla magistratura ma dai vuoti che colpevolmente ha lasciato la politica. È stata la politica a fare un passo indietro, specialmente sulla lotta alla mafia che, ricordiamolo, è nata nel dopoguerra con sindacalisti e politici siciliani come Pio La Torre, coraggiosi oppositori che denunciavano con nomi e cognomi i misfatti mafiosi, quando i procuratori generali negavano l'esistenza della mafia". Lo dice in un lungo colloquio con il corriere della Sera, il magistrato Nino Di Matteo.

"Quando Riina capì che il tradizionale rapporto col vecchio potere politico era entrato in crisi - spiega - , cercò altri riferimenti politici. Intanto punì con mezzi violenti quei politici che non avevano mantenuto le promesse fatte. E, a colpi di bombe e attentati, cercò di trovare nuovi referenti. Oggi, una sentenza di primo grado, dopo 5 anni di dibattimento, ci dice che Riina raggiunse questo scopo".

"La mafia - continua - aveva già constatato che negli anni 70 Marcello Dell'Utri aveva svolto un ruolo da mediatore fra la mafia e Silvio Berlusconi. Oggi, dal processo delle trattative, emerge che la perpetuazione di questo ruolo di mediazione è continuato anche in un periodo successivo". Matteo Messina Denaro, fa quindi sapere, "non è una persona trascurabile. Bisogna conoscere i nemici per stanarli. Certo Messina Denaro ha la forza che gli deriva dalla conoscenza dei segreti più reconditi di quelle stragi".

Ma come è possibile che sia latitante da tanti anni? "In effetti - risponde - è scandaloso che da 25 anni si protragga la sua latitanza. Spero solo che questo lungo buco nero non sia frutto di ricatti e condizionamenti che Messina Denaro può essere in grado di esercitare nei confronti di ambienti deviati dello Stato".

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