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Blitz nel regno di Messina Denaro, perquisizioni a Castelvetrano e Mazara: arrestato il figlio di un boss

Il regno di Matteo Messina Denaro sotto assedio. Dalle prime ore di questa mattina a Castevetrano e Mazara del Vallo, Campobello di Mazara e Custonaci (nel Trapanese), duecento carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Trapani,  coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, stanno effettuando delle perquisizioni  nei confronti di 25 indagati ritenuti, a vario titolo, fiancheggiatori e favoreggiatori della latitanza del super latitante.

Fermato anche un uomo, Matteo Tamburello, un imprenditore, il figlio di Salvatore, considerato l'ex capo mafia di Mazara del Vallo. Tamburello è indagato per associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori e violazione degli obblighi inerenti la sorveglianza speciale. Insieme a Tamburello sono state arrestate altre due persone: Diego Vassallo e Giovanni Como.

"L’attività, che riguarda i mandamenti mafiosi di Mazara del Vallo e di Castelvetrano si legge in una nota dei carabinieri -, costituisce un’ulteriore fase dell’articolata manovra investigativa sviluppata dal Ros, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, finalizzata alla cattura di Messina Denaro".

Al centro di questa indagine sono i mandamenti mafiosi di Mazara del Vallo e di Castelvetrano dove sono stati documentati rapporti fra Tamburello e persone che sarebbero riconducibili al reggente del mandamento di Castelvetrano, Gaspare Como, cognato di Messina Denaro, arrestato sempre dal Ros lo scorso aprile nell’ambito della indagine  “Anno zero”.

Le indagini sulla cosca mazarese hanno permesso di individuare la fase riorganizzativa degli assetti di vertice.

Mazara del Vallo è considerata una storica roccaforte ed influente realtà di cosa nostra trapanese. Matteo Tamburello, figlio di  Salvatore (morto nell’agosto del 2017), era stato scarcerato nel novembre del 2015 dopo aver scontato la pena per aver diretto, in qualità di reggente, la famiglia mazarese di cosa nostra fino al 2006.

Le indagini avrebbero poi svelato che Tamburello aveva nuovamente acquisito un ruolo molto attivo nella cosca locale la cui reggenza tuttavia, come già emerso nell’ambito dell’operazione “Anno zero”, era stata affidata a Dario Messina, con il quale Tamburello avrebbe avuto comunque contatti riservati.

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