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La “vendita” del bimbo dalla Romania a Castell'Umberto, decise 8 condanne e 7 assoluzioni

Tribunale di Messina

Otto condanne pesanti, tra 4 anni e 6 anni e 6 mesi di reclusione. E poi sette assoluzioni, per i protagoniti di secondo piano. Al centro una brutta storia che all’epoca interessò tutta l’Italia. Due genitori di Castell’Umberto che si rivolsero ad alcuni “mediatori” per avere un bimbo rumeno, e pagarono circa 35mila euro.

Due genitori che ieri sono stati condannati alla pena più alta: 6 anni e 6 mesi di carcere. E poi un lungo seguito di altri personaggi che s’inserirono per cercare di guadagnarci qualcosa. Ecco la sentenza decisa in tarda serata per il processo concluso in primo grado a Messina, davanti ai giudici della prima sezione penale, scaturito dall’operazione “Copil” dei carabinieri che, tra febbraio e maggio del 2015, dopo una complessa indagine anche con un paio di intuizioni decisive, portò all’emissione di dieci provvedimenti cautelari.

È una storia comunque molto intricata, basti pensare che alcuni degli imputati risultano anche come parte lesa. Anche l’incastro delle accuse è complesso, si va dall’estorsione aggravata dal metodo mafioso al millantato credito, dalla falsa attestazione a un pubblico ufficiale sull’identità alla supposizione o soppressione di stato: il far figurare nei registri dello stato civile, in questo caso al Comune di Castell’Umberto, una nascita inesistente.

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