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L'inchiesta che ha scosso la politica a Messina, si passa alla requisitoria

Il processo nato dall'inchiesta “Matassa” entra nel vivo. Si è conclusa l’istruttoria dibattimentale e adesso la parola passerà di nuovo all’accusa per la requisitoria. Sul calendario è stata fissata la data del prossimo 5 marzo, quando i pubblici ministeri titolari dell’inchiesta formuleranno le richieste di condanna. Successivamente, interverranno gli avvocati degli imputati per le arringhe.
Lo ha stabilito il collegio presieduto dal giudice Mario Samperi, che  si è espresso su un passaggio non di poco conto: la II sezione penale del Tribunale di Messina ha rigettato l’istanza avanzata dall’avvocato Salvatore Silvestro, secondo cui sarebbe stato necessario sentire in aula, in contraddittorio tra le parti, il perito fonico in merito a una trascrizione che ha come protagonista l’imputato Angelo Pernicone in alcune conversazioni captate nella sua villa di Tipoldo, nell’agosto del 2014.
Intercettazioni che per la Procura avrebbero avuto connotazioni tipiche di un incontro mafioso, mentre a giudizio della difesa si sarebbe trattato semplicemente di un incontro conviviale. Divergenze, queste, sorte a seguito della trascrizione dei dialoghi.
L’indagine sfociata nell’operazione “Matassa” (55 le persone finite sotto inchiesta, 26 gli arresti eseguiti nel maggio del 2016) ha indirizzato la lente sulle tornate elettorali per il rinnovo del consiglio regionale del 28-29 novembre 2012, sulle Politiche del 24-25 febbraio 2013 e sulle Amministrative per il rinnovo del consiglio comunale di Messina del 9-10 giugno 2013.
Non solo: ha fotografato la geografia mafiosa della città, con particolare riferimento al clan Ventura, “mediatore” tra gli altri sodalizi criminali molto attivi soprattutto nelle zone di Camaro e di Santa Lucia sopra Contesse.
In particolare, gli investigatori della Squadra mobile hanno ricostruito il ruolo apicale del boss Carmelo Ventura e quello di Santi Ferrante, ritenuti alla guida della consorteria mafiosa con radici proprio nel territorio di Camaro. Alla sbarra, tra gli altri, gli ex parlamentari Francantonio Genovese e Franco Rinaldi, e gli ex consiglieri comunali Paolo David e Giuseppe Capurro.

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