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Operazione Intreccio a Messina, la Cassazione annulla una condanna e conferma tutte le altre

Corte di Cassazione

Era il luglio del 2014 quando i carabinieri diedero esecuzione a 11 misure cautelari, di cui 5 in carcere e altrettante agli arresti domiciliari, oltre a un obbligo di dimora, nei confronti di soggetti a vario titolo indagati per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga e per spaccio di stupefacenti in concorso. Fu sgominata una banda con quartier generale nel rione di Mangialupi, dedita allo smercio di cocaina, hascisc e marijuana. Gli acquirenti erano giovanissimi, molti anche minorenni.

Il processo che ne è scaturito è giunto al vaglio della Corte di Cassazione: la Terza sezione penale ha annullato con rinvio alla Corte d’appello di Reggio Calabria la sentenza della Corte d’appello di Messina che aveva inflitto a Salvatore Tindaro Pino 10 anni e 6 mesi per il reato di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti.

La Suprema Corte ha poi confermato la condanna di Francesco Turiano a 3 anni e 6 mesi e di Lorenzo Di Blasi a 2 anni e 9 mesi di reclusione per un capo di imputazione relativo all'acquisto e trasporto di sostanza stupefacente da Milano a Messina. I tre imputati sono stati assistiti dall'avvocato Giuseppe Donato.

Confermate nel resto le decisioni dei giudici di secondo grado. Nello specifico, nel dicembre del 2017, i giudici d'appello avevano confermato la condanna a 3 anni e 6 mesi per il capo “23”, ossia detenzione di 1,200 kg di stupefacente, nei confronti di Francesco Turiano; Lorenzo Di Blasi, a cui erano stati inflitti 10 anni e 6 mesi, fu assolto dal capo “1” (associazione finalizzata al traffico di stupefacenti), mentre per il capo “23” pena rideterminata in 2 anni e 9 mesi di reclusione. Inoltre, confermati i 10 anni e mezzo di pena a Salvatore Pino, mentre per Rosario Verdura, condannato in primo grado a 2 anni e 6 mesi per detenzione di 497 grammi di marijuana (capo “17”), inflitti 2 anni, pena sospesa; conferma per Domenico Parisi, che era stato condannato a 1 anno (capi “7” e “23”, detenzione e cessione di stupefacenti), in continuazione con condanna per associazione nel traffico di stupefacenti relativa all'operazione “Refriger”. Impegnati nella difesa anche gli avvocati Giuseppe Carrabba, Tino Celi, Pietro Fusca e Rosa Duca.
L'attività di spaccio era gestita, secondo gli inquirenti, da Francesco Turiano. La “roba”, proveniente anche dalla Lombardia, smerciata in provincia di Messina e a Catania.

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