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Agente Polstrada morto sulla Messina-Catania, il comandante: "Tante le possibili cause"

Il tratto autostradale in cui si è verificato l'incidente

Non solo una scia di gasolio. Tante altre scintille potrebbero aver provocato il drammatico tamponamento sull’A18, all’altezza di Itala, in cui hanno perso la vita tre persone, tra cui l’assistente capo della Polstrada Angelo Spadaro. Ancora le indagini sono in corso, con il duplice obiettivo di accertare fattori scatenanti ed eventuali responsabilità. «Finora abbiamo eseguito tutti i rilievi con una doppia metodologia – spiega il comandante della Polizia stradale di Messina Nicolò D’Angelo –. Così tutte le zone e le misure risultano “cristallizzate” in maniera immodificabile. Ci siamo serviti sia della tradizionale cordella metrica che del cosiddetto “Top crash”, una sorta di misuratore configurato coi satelliti».

E a proposito degli accertamenti sui mezzi coinvolti?

«Sono stati tutti sottoposti a dettagliate verifiche sulle strumentazioni di bordo, dalle centraline elettroniche ai cronotachigrafi, in modo da conoscere con esattezza momenti dell’impatto, velocità, tempi di frenata e di riposo alla guida. Un altro aspetto fondamentale è sentire tutte le persone che direttamente o indirettamente sono passate da lì».

Conferma la matrice principale dello sversamento di carburante?

«Abbiamo trovato tracce di gasolio, ma bisogna stabilire una volta per tutte se sia stata l’unica causa. In quel tratto, peraltro in discesa e 300 metri oltre una galleria, bisogna procedere a 50 km/h, vi erano pioggia battente e scarsa luminosità. È necessario, ad esempio, appurare se i veicoli coinvolti nella carambola abbiano rispettato o meno i limiti di velocità».

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