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Lo spaccio di droga tra Messina e la Calabria: nove condanne, inflitti 70 anni di carcere

Condanne pesantissime al processo per i riti ordinari dell'inchiesta “Doppia sponda” sui flussi di droga da Catania e dalla Piana di Gioia Tauro che arrivavano in città per soddisfare le richieste di “piazze” messinesi quali Fondo Fucile, Mangialupi e il rione Taormina.

Per i dieci imputati coinvolti i giudici della seconda sezione penale presieduta da Mario Samperi hanno stabilito oggi circa 70 anni di carcere. Globalmente si tratta di nove condanne, da 6 mesi e fino a 21 anni e 9 mesi, e di un'assoluzione.

Hanno riportato condanne: Giuseppe Valenti, 10 anni e 7 mesi, Salvatore Micali, 6 mesi, Marco D'Angelo, 21 anni e 9 mesi, Gianluca Miceli, 10 anni e 4 mesi, Alessandro Cutè, 12 anni e 5 mesi, Girolamo Oteri, 6 mesi, Salvatore Di Mento, 10 anni e 3 mesi, Rocco Valente, 6 mesi, Giovanni De Luca, 3 anni e 6 mesi. L'unico assolto Daniele Mazza, con la formula "perché il fatto non sussiste".

Nel gennaio del 2018 i carabinieri del Nucleo investigativo eseguirono un’ordinanza di custodia cautelare siglata dal gip Salvatore Mastroeni, su richiesta della Dda, dei sostituti procuratori Maria Pellegrino e Alessia Giorgianni, nei confronti di 19 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, detenzione illegale di armi da fuoco e altri reati.

Le indagini presero il via l’8 marzo 2013, con l’arresto in flagranza di un pusher, trovato in possesso di oltre un kg di marijuana. I carabinieri sospettarono l’esistenza di una grossa rete di spaccio. Poi, fu svelata la piena operatività di due gruppi riconducibili a Marco D’Angelo e Maurizio Calabrò, detto “Militto”.

D’Angelo aveva dettato regole ferree, come quella di convocare i pusher nella sua abitazione, il venerdì e rigorosamente in orario notturno, per la riscossione degli introiti dell’attività di spaccio. E in un taccuino annotava le somme che i singoli associati gli dovevano per le partite di droga smerciate.

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