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Blitz antimafia a Trapani, i politici chiedevano aiuto per le elezioni. Il presunto boss: "20 euro per fare la spesa..."

C'è ancora la famiglia Virga al comando di Cosa nostra a Trapani. I capi sarebbero Pietro e Francesco Virga, fratelli, figli dello storico boss ergastolano Vincenzo. Emerge dall'indagine dei carabinieri che oggi hanno arrestato 25 tra boss e gregari a Trapani.

Ai vertici del clan anche Francesco Orlando, ex consigliere comunale del Psi, "uomo d'onore riservato" ed ex segretario particolare del deputato regionale Bartolo Pellegrino. Entrambi i Virga sono già stati condannati per mafia.

"L'obiettivo della organizzazione mafiosa, in base agli esiti delle investigazioni, rimane quello di acquisire il controllo di attività economiche, soprattutto nel campo dell'edilizia e della gestione dei rifiuti, e di raccogliere consensi elettorali in occasione delle varie consultazioni", sostengono i magistrati della Dda che hanno coordinato le indagini.

"Mi sto giocando tutte le carte per questi politici, vedi che mi devi dare una mano ah! Una mano buona!...... Dobbiamo raccogliere voti... tu... lo sai che se le cose vanno bene a me... vanno bene a tutti, mi pare che è stato sempre così qua..." Così il boss trapanese Pietro Virga spiegava agli amici perché era fondamentale garantire l'appoggio elettorale ai suoi candidati.

"Deve salire a dritta il marito è uno che ha amicizie forti là a Roma. E se noi arriviamo a questa a portarla là, qualche cosa possiamo concludere è giusto?", diceva Virga riferendosi a un'altra candidata, Ivana Inferrera, dell'Udc anche lei arrestata. "A tutti questi già quando gli da 50 euro, 20 euro per fare la spesa...", spiegava.

Le elezioni finite sotto inchiesta sono le Comunali di Trapani ed Erice del 2016 dove la mafia avrebbe sostenuto Vito Mammina e la figlia Simona, e le regionali e politiche. Alle regionali Cosa nostra trapanese si sarebbe spesa, in cambio di soldi, per la Inferrera e per Ruggirello, candidato nella lista del PD per Micari, mentre per le politiche il solo candidato era Ruggirello.

"La particolarità che emerge, contrariamente a fatti simili già processualmente accertati, - scrive il gip - è data dal fatto che sono proprio i rappresentanti locali della politica che si offrono ai mafiosi, proponendosi come loro punti di riferimento, arrivando, in alcuni casi, addirittura ad affidare loro la gestione, seppur parziale, della propria campagna elettorale".

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