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Mafia, 32 arresti a Palermo: la droga ai professionisti e agli imprenditori

Colpo al mandamento mafioso di Porta Nuova, a Palermo. I carabinieri del capoluogo, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno arrestato questa mattina 32 persone accusate, a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, favoreggiamento reale aggravato, trasferimento fraudolento di valori, sleale concorrenza aggravata dalle finalità mafiose, spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione illecita di armi.

L'indagine è una prosecuzione di un'attività investigativa che nei mesi scorsi ha portato a "colpire" il mandamento mafioso di Porta Nuova e poi a scoprire la ricostituzione della Cupola di Cosa nostra, tornata a riunirsi dopo vent'anni, il 28 maggio scorso, ad Altarello di Baida.

Il blitz, allora, portò in carcere il boss Gregorio Di Giovanni, indicato dagli inquirenti come uno dei rappresentanti della nuova Cupola. Le indagini successive hanno accertato che Di Giovanni, dopo la scarcerazione seguita a una condanna passata, aveva immediatamente affiancato il reggente del mandamento Paolo Calcagno, prendendone poi il posto alla guida della "famiglia" dopo l'arresto.

Da allora, secondo le indagini, era diventato lui il capo del clan: per un periodo suo vice era stato il fratello Tommaso, poi anche lui arrestato. Il capomafia è stato affiancato nella gestione delle attività illecite da uomini di fiducia di diversi quartieri del centro della città.

L'inchiesta, oltre a ricostruire gli assetti mafiosi, ha svelato che Calcagno, dal carcere, dava ordini per il sostentamento della sua famiglia.

Nel corso dei colloqui in carcere forniva alla moglie e al cognato indicazioni sui soggetti cui rivolgersi per ricevere le somme di denaro che spettavano loro e i profitti degli investimenti economici realizzati in attività commerciali pienamente funzionali e attive.

E' ancora la droga il principale business di Cosa nostra a Palermo. Lo rivela, ancora una volata, questa inchiesta, coordinata dalla Dda guidata da Francesco Lo Voi, da cui è emerso che il "mandamento" mafioso di Porta Nuova organizzava le piazze di spaccio di sostanze stupefacenti nel centro della città e che la domanda di droga è in continua crescita.

Sono state registrate dai carabinieri centinaia di richieste di acquisto per uso personale anche da parte di imprenditori e liberi professionisti della cosiddetta Palermo bene.

L'inchiesta ha individuato due diverse attività, una imprenditoriale e l'altra commerciale, ritenute riconducibili ai vertici di Cosa nostra, ma intestate a prestanome. Le attività sono state sequestrate.

E' stato inoltre contestato ad alcuni indagati il reato di illecita concorrenza aggravata dal metodo mafioso perché è emerso che i clan imponevano la fornitura di caffè a bar del loro territorio. Infine, sono stati individuati presunti autori di 5 estorsioni nei confronti di imprenditori e commercianti costretti a pagare il pizzo.

I soldi dei clan nei bus turistici. Droga, estorsioni, imposizione di una marca di caffè ai bar, ma anche turismo. "Cosa nostra spa" diversifica gli investimenti. Dall'indagine di oggi è venuto fuori che i boss del "mandamento" di Porta Nuova, uno dei più ricchi della città, avevano acquistato una società: la Pronto Bus Sicilia, che preleva i turisti al porto di Palermo e li porta a visitare i siti artistici e monumentali della città.

L'attività, che è stata sequestrata, si sarebbe sviluppata grazie agli investimenti della "famiglia" guidata dal boss Gregorio Di Giovanni. Il capomafia l'aveva intestata a prestanome.

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