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Mafia, sconti di pena al clan gelese Rinzivillo

Sconti di pena nel processo di appello ai presunti appartenenti al clan mafioso legato al boss gelese Salvatore Rinzivillo, per anni residente a Roma fino all’arresto dell’ottobre del 2017 nell’ambito di una inchiesta della Dda per intestazione fittizia di società al fine di eludere la normativa antimafia in materia di misure di prevenzione patrimoniali, traffici di droga sull'asse Germania-Italia destinati a rifornire il mercato della Capitale, e tentativi di estorsione nei confronti della famiglia Berti, che gestisce il Caffè Veneto (al fine di ottenere indebitamente 180mila euro), e della società titolare del centro Agroalimentare di Guidonia.

I giudici della corte d’appello hanno ridotto di oltre cinque anni la pena a Rinzivillo, condannato alla fine a 10 anni e 8 mesi di reclusione, rispetto ai 15 anni e 10 mesi rimediati in primo grado dal gup Annalisa Marzano il 29 marzo 2018.

Pena scontata anche per Paolo Rosa (6 anni e mezzo), Angelo Golino (4 anni e mezzo) e Rosario Cattuto (3 anni e 7 mesi), accusati, a vario titolo, di aver compiuto intimidazioni e minacce per conto del sodalizio criminoso. Cristiano Petrone, il carabiniere che, assieme a un collega, sarebbe stato impiegato dal boss per l’acquisizione illecita di notizie su Berti attraverso l’accesso abusivo alle banche dati in uso alle forze di Polizia è passato da una condanna a 4 anni e mezzo in primo grado a una a 3 anni e 8 mesi. Assoluzione, per non aver commesso il fatto, per Giovanni Ventura (cui il gup aveva inflitto 3 anni e 8 mesi) e conferma dell’assoluzione per Francesco Maiorano.

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