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Sea Watch, Carola Rackete minacciata: via da Agrigento, ma non può lasciare l'Italia

Carola Rackete

Carola Rackete, la comandante della nave Sea Watch 3, è stata trasferita nella notte  dall’abitazione di Agrigento in cui era ospitata ed è stata portata «in un luogo sicuro», dopo che le sono state rivolte delle minacce. Lo ha riferito un portavoce dell’Ong tedesca, Ruben Neugebauer, da Berlino. Il portavoce non ha voluto precisare dove si trovi al momento la 31enne che il 9 luglio dovrebbe essere interrogata nell’ambito dell’inchiesta che la vede indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. «Ci sono state alcune minacce», ha spiegato il portavoce, assicurando che Carola «sta bene». L’attivista avrebbe lasciato il territorio agrigentino ma non è chiaro se si trovi ancora in Italia.

La Procura di Agrigento ha negato il nulla-osta all’allontanamento dall’Italia di Carola Rackete fino al 9 luglio, giorno in cui la comandante della Sea Watch sarà interrogata dai pm che la indagano per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il provvedimento di allontanamento emesso ieri dal prefetto di Agrigento dovrà essere comunque convalidato dalla sezione specializzata del
tribunale civile di Palermo, ma non sarà eseguibile fino a quando non arriverà il nulla-osta della Procura.

Intanto emergono i particolari legati alla mancata convalida dell'arresto. «L'attracco da parte della Sea Watch alla banchina del porto di Lampedusa, che era già da due giorni in acque territoriali, appare conforme al testo unico sull'immigrazione nella parte in cui fa obbligo al capitano e alle autorità nazionali indistintamente si prestare soccorso e prima assistenza allo straniero rintracciato in occasione dell’attraversamento irregolare della frontiera». Lo sostiene il gip di Agrigento, Alessandra Vella, nel provvedimento con cui ha negato la convalida degli arresti domiciliari della comandante della Sea Watch Carola Rackete.

INAPLICABILE DECRETO SICUREZZA
Il giudice, in sostanza, ritiene inapplicabile il decreto sicurezza bis: «Ritiene questo giudice che nessuna idoneità a comprimere gli obblighi gravanti sul capitano della Sea Watch 3, oltre che delle autorità nazionali, potevano rivestire le direttive ministeriali in materia di 'porti chiusì o il provvedimento del ministro degli Interni di concerto con il ministero della Difesa e delle Infrastrutture che faceva divieto di ingresso, transito e sosta alla nave, nel mare nazionale, trattandosi peraltro solo di divieto sanzionato da sanzione amministrativa».

RESISTENZA? NO ADEMPIUTO DOVERE
Il reato di resistenza a pubblico ufficiale deve ritenersi «scriminato per avere agito l’indagata in adempimento di un dovere». Il dovere di soccorso dei naufraghi» non si esaurisce con la mera presa a bordo dei naufraghi, ma nella loro conduzione al porto sicuro più vicino».

NAVI DA GUERRA? NON PROPRIO
Non solo, in merito al reato di resistenza e violenza a nave da guerra, spiega il gip: Le unità navali della Guardia di Finanza sono considerate navi da guerra solo quando operano al di fuori delle acque territoriali ovvero in porti esteri ove non vi sia una autorità consolare».

NESSUNA VOLONTA' DI SCHIACCIAMENTO MOTOVEDETTA
Anche il caso del presunto schiacciamento della motovedetta della Guardia di finanza, rileva il gip, «da quanto emerge dal video, deve essere molto ridimensionato, nella sua portata offensiva, rispetto alla prospettazione accusatoria fondata solo sulle rilevazioni della polizia giudiziaria».
Insomma, la decisione assunta dal comandante di Sea Watch risulta conforme alle raccomandazioni del commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa e a recenti pronunciamenti giurisprudenziali».

GIUSTIFICATA ESCLUSIONE SBARCO A MALTA E TUNISIA
Il giudice aggiunge: «I porti di Malta venivano esclusi perchè più distanti e quelli tunisini perchè, secondo la sua stessa valutazione, «In Tunisia non ci sono porti sicuri». Le valutazioni di Carola sono condivise dal giudice «secondo cui Malta non ha accettato le previsioni che derivano dalle modifiche alla convenzione Sar del 2004». I porti tunisini, inoltre, secondo quanto deciso da Carola, non sono stati ritenuti «conformi alla convenzione di Amburgo». Il giudice sottolinea che la scelta è stata presa «avvalendosi della consulenza dei suoi legali».

«È una sentenza vergognosa». Così il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha commentato la decisione del gip di Agrigento di scarcerare la capitana della Sea Watch, Carola Rackete, a margine dell’esercitazione sull'uso del taser all’istituto per ispettori di polizia a Nettuno, vicino Roma. «La scarcerazione mi ha provocato tanta rabbia - ha aggiunto -. È stata una scelta incredibile con motivazioni incredibili perché qui si è messo a rischio la vita di alcuni uomini delle forze dell’ordine che stavano facendo il loro lavoro».

 

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