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"Vicino agli affari della mafia", sequestro da 7 milioni per un imprenditore edile messinese

La Dia di Messina, su disposizione della sezione misure di prevenzione del Tribunale, ha sequestrato il patrimonio, quantificato in sette milioni e 200mila euro, di Domenico Molino imprenditore edile della zona tirrenica della provincia messinese ritenuto vicino a cosa nostra.

L'applicazione della misura di prevenzione patrimoniale è stata chiesta dal direttore della Dia, generale Giuseppe Governale, in collaborazione con la Dda di Messina, guidata dal procuratore Maurizio De Lucia.

L'imprenditore, di Barcellona Pozzo di Gotto, è stato già coinvolto nell'indagine Gotha VII, e condannato in primo grado a 11 anni per estorsione e trasferimento fraudolento di valori. Nella stessa indagine finirono anche la moglie e Antonino Polito, ritenuto prestanome dell'imprenditore.

Molino sarebbe vicino al clan dei barcellonesi con cui avrebbe fatto affari fin dagli anni '90. Molino ha anche partecipato al matrimonio del boss barcellonese, Giuseppe Gulotti. I pentiti Carmelo D'Amico, Santo Gullo e Carmelo Bisognano lo indicano come esponente del "Gruppo di Gala", appartenente alla famiglia barcellonese, poi confluito nel clan D'Amico.

Il suocero e il cognato di Molino sono stati coinvolti in diversi procedimenti penali anche per reati in materia di droga ed estorsione. Tra i beni sequestrati due imprese operanti nel settore edile, la Gramey S.r.l. ed la Edil Delta S.r.l., 21 immobili a Barcellona, Crotone, oltre a vari beni mobili e svariati rapporti finanziari. Le indagini hanno accertato una totale sproporzione tra i redditi leciti e il patrimonio accumulato.

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