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Cinquecento uomini armati pronti a una nuova guerra di mafia, decine di arresti in Sicilia: nomi

Cinquecento uomini armati erano pronti a scatenare una nuova guerra di mafia. E' quanto ha accertato la polizia nell'ambito dell'indagine contro la Stidda di Gela che ha portato questa mattina a decine di arresti.

Ascoltando centinaia di ore di intercettazioni, gli investigatori hanno scoperto che la cosca aveva una potenzialità "militare" costituita, appunto, da 500 persone. "Cinquecento leoni", come si chiamavano tra di loro durante le telefonate intercettate, che erano pronti ad entrare in azione al primo cenno dei capi. I poliziotti hanno anche ripreso diverse spedizioni punitive alle quali gli stiddari si presentavano armati, danneggiamenti e incendi ai danni di chi si opponeva al potere del clan.

In carcere sono finiti capi, gregari e semplici affiliati della cosca dei Di Giacomo. Secondo gli investigatori, negli ultimi anni il clan avrebbe preso con la violenza e le estorsioni il controllo su buona parte del territorio, gestendo il traffico di droga, infiltrando l'economia legale con imprese di comodo e imponendo i prodotti delle proprie aziende ai commercianti.

Le indagini della polizia hanno portato alla luce diverse spedizioni punitive compiute dagli 'stiddari' e consentito di ricostruire decine di estorsioni nei confronti di quei commercianti e quegli imprenditori che non volevano sottomettersi al volere del clan e che hanno trovato il coraggio di denunciare.

Con l’operazione antimafia contro la Stidda nissena «Stella cadente» la polizia di stato ha eseguito 33 ordinanze di custodia cautelare di cui 26 in carcere e 7 agli arresti domiciliari a carico di persone indagate a vario titolo per associazione di tipo mafioso, estorsione, associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di stupefacenti e detenzione illegale di armi. Due persone sono ricercate. Sono finiti in carcere: Di Giacomo Bruno, inteso «Marlon Brando», gelese di 44 anni; Di Giacomo Giovanni, gelese di 47 anni, già detenuto; Antonuccio Giuseppe Alessandro, gelese di 39 anni, già agli arresti domiciliari; Antonuccio Giuseppe inteso "Pallina», gelese di 33 anni; Ajdini Mirjan inteso «Emiliano o Puci», albanese di 32 anni, già agli arresti domiciliari; D’Antoni Luigi, gelese di 54 anni; Di Giacomo Vincenzo, gelese di 52 anni, già detenuto in una casa di lavoro; Di Giacomo Rocco, gelese di 63 anni; Di Maggio Vincenzo, gelese di 30 anni; Giaquinta Giuseppe, gelese di 28 anni; Guzzardi Luciano, catanese di 55 anni; Lauretta Emanuele, gelese di 35 anni, già detenuto; Lauretta Emanuele, gelese di 41 anni; Marchese Rosario, calatino da sempre vissuto a Gela di 33 anni, già detenuto; Marino Gaetano, gelese di 35 anni; Nastasi Giuseppe, gelese di 35 anni; Palena Nicola, gelese di 37 anni, già detenuto; Parisi Gianluca, gelese di 36 anni; Pennata Alessandro Emanuele, gelese di 36 anni; Portelli Paolo Franco, gelese di 20 anni; Romano Andrea, gelese di 25 anni; Scerra Filippo, gelese di 44 anni; Scilio Alessandro, gelese di 39 anni; Tomaselli Massimiliano inteso «Emiliano», gelese di 38 anni; Traina Giovanni, palermitano di 44 anni, trapiantato a Gela; Truculento Giuseppe, gelese di 51 anni.

Sono stati posti agli arresti domiciliari: Cammalleri Samuele Antonio, gelese di 32 anni; D’Antoni Giuseppe, gelese di 30 anni; Cosca Laura, gelese di 25 anni; Famà Aleandro, inteso Scarabeo, gelese di 23 anni; Peritore Benito, gelese di 43 anni, già detenuto; Infurna Calogero Daniele, gelese di 36 anni; Vella Giuseppe, palermitano trapiantato a Licata di 66 anni.  Sono ricercati Antonuccio Salvatore inteso «orecchie di plastica», gelese di 42 anni e Simone Gaetano, gelese di 48 anni. L'ordinanza è stata eseguita dai poliziotti del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, della Squadra Mobile di Caltanissetta e del commissariato di Gela, con l’ausilio del Reparto Prevenzione Crimine e di Unità cinofile di Palermo e Catania e delle squadre mobili di Catania, Siracusa, Chieti, L'Aquila, Brescia e Cosenza.

Un altro colpo alla mafia "stiddara" ma stavolta attiva nel Nord Italia è stato dato sempre oggi con una maxioperazione della Guardia di Finanza e della Polizia in diverse province d’Italia che ha portato a una settantina di arresti e sequestri per 35 milioni. Ad accertare l’operatività di una cosca mafiosa di matrice stiddara, con quartier generale a Brescia, che ha pesantemente inquinato diversi settori economici attraverso la commercializzazione di crediti d’imposta fittizi per decine di milioni di euro è stata la Procura della Repubblica di Brescia, Direzione Distrettuale Antimafia.

La Stidda, pur mantenendo le modalità mafiose, nell’agire quotidiano si è dimostrata capace di una vera e propria metamorfosi evolutiva, sostituendo ai reati tradizionali nuovi business, utilizzando quale anello di congiunzione tra i mafiosi e gli imprenditori i colletti bianchi, i quali individuavano tra i loro clienti (disseminati principalmente tra Piemonte, Lombardia, Toscana, ma anche nel Lazio, Calabria, Sicilia) quelli disponibili al risparmio facile. L’indagine - che per il suo spessore ha visto il supporto del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e dello Scico della Guardia di Finanza e - ha parallelamente disvelato anche numerosi reati tributari e fenomeni corruttivi.

«Tra l’inchiesta della Procura di Brescia e quella della Procura di Caltanissetta sono emerse due organizzazioni criminali di stampo mafioso separate». E’ quanto ha spiegato il procuratore di Brescia Carlo Nocerino dopo gli arresti di oggi. «Una separazione emersa dalle nostre indagini - ha proseguito -. L’organizzazione bresciana ha fortemente respinto ad un tentativo di abbordaggio della Stidda gelese. Un tentativo di bloccare la cellula bresciana che ha però resistito manifestando l’intenzione di mantenere la propria l’autonomia».

«Sono complessivamente duecento le persone indagate nell’ambito di questa delicata inchiesta della distrettuale antimafia di Brescia durata due anni e nata nell’ottobre 2017». Lo ha detto il procuratore capo di Brescia Carlo Nocerino spiegando i dettagli dell’inchiesta che ha portato all’arresto di 70 persone in tutta Italia. «Il gip ha confermato l’impianto accusatorio emettendo 70 misure cautelari tra carcere e arresti domiciliari. Sono tre i filoni investigativi e il più importante è quello della criminalità organizzata con la contestazione del 416 bis a 13 soggetti legati al territorio di Brescia. C'è un’autonoma, strutturata e funzionale cellula della mafia gelese sul territorio di Brescia" ha spiegato Nocerino.

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