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Ceraolo: «Non sono indagato dalla Procura di Messina»

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa inviato dall’avvocato Mario Ceraolo:

«Apprendo da notizie stampa, pubblicate senza le doverose verifiche e in assenza di repliche, che il signor Antoci e l’avvocato, dichiaratosi difensore del dott. Manganaro ed altri, hanno affermato l’esistenza di un’indagine a mio carico presso la Procura della Repubblica di Messina, in relazione alle dichiarazioni da me rese ai magistrati due anni e mezzo fa in merito alla vicenda Antoci, nella qualità di Vice Questore della Polizia di Stato Dirigente del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Barcellona P.G..

«Tale notizia è del tutto destituita di fondamento non essendo io indagato dalla Procura della Repubblica di Messina per alcun reato, come risulta da apposita certificazione agli atti della Commissione Regionale Antimafia. Pertanto, ho dato mandato ai miei legali di procedere in sede giudiziaria, sia penale che civile, per il reato di diffamazione aggravata nei confronti dei responsabili.

«Debbo rilevare che il sig. Antoci ed il dott. Manganaro, tramite il suo legale, rivolgono strumentali attacchi nei miei confronti, nonostante le conclusioni cui è pervenuta la Commissione Regionale Antimafia siano basate, oltre che su di un articolato compendio di atti giudiziari, su numerose audizioni in grado di fornire un oggettivo contributo alla verità; ma in merito a detti elementi, che, secondo quanto emerge dalla relazione, li smentiscono su più circostanze, i due hanno ritenuto di non soffermarsi.

«Così come nulla dicono in merito ai “dubbi” e alle “anomalie” cui fa riferimento, davanti alla Commissione Regionale Antimafia, il Questore pro tempore in relazione a quanto accaduto il 18 maggio 2016 e nel corso delle indagini.

«Il dott. Manganaro – smentito su varie dirimenti circostanze dal Sindaco Calì, dal Maresciallo Lo Porto, dagli agenti della scorta e dal suo autista, dai Questori Finocchiaro e Cucchiara – è, addirittura, giunto al punto di smentirsi da solo allorquando, al solo scopo di diffamarmi davanti alla Commissione Antimafia, ha negato specifiche circostanze, dimenticandosi di averle già ammesse davanti ai Pubblici Ministeri due anni prima.

«Così come il sig. Antoci (ed è solo una tra le tante) mi attribuisce di aver fatto pressioni su di un giornalista, “con in mano alcuni esposti anonimi”, per pubblicare un articolo che ponesse dubbi sull’attentato, ma viene smentito davanti alla Commissione dallo stesso giornalista.

«La mafia si contrasta innanzitutto con la verità. Per me parla la lunga storia di concreta e coraggiosa lotta alla mafia comprovata dagli straordinari risultati che ho conseguito».

***

La notizia pubblicata sulla “Gazzetta del Sud” a firma del sottoscritto, ovvero l’iscrizione nel registro degli indagati dell’avvocato Mario Ceraolo da parte della Procura di Messina per tre ipotesi di reato, ovvero “false informazioni al pm”, “calunnia” e “diffamazione a mezzo stampa”, non è basata esclusivamente sulle dichiarazioni e documentazioni fornite dal legale del vicequestore Daniele Manganaro. Ma è stata – ovviamente – verificata con scrupolo, come mio precipuo costume da sempre nell’esercizio della professione giornalistica. In relazione alle altre considerazioni sviluppate nella missiva mi limito soltanto ad affermare, in qualità di cronista che si è occupato della vicenda, che proprio gli atti giudiziari, se letti e riportati correttamente nella loro interezza, evidenziano una realtà chiara che non emerge dalle “prospettazioni” contenute nella relazione conclusiva dell’organo parlamentare citato. E sottolineano come nulla, i magistrati e gli investigatori che si sono occupati del caso, abbiano lasciato d’intentato per raggiungere la verità.

n.a.

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