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Le testimonianze dei migranti giunti a Pozzallo: in Libia fra stupri e torture

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Voci dall’inferno della Libia. Provengono dai 67 migranti - tra cui 10 donne, una minorenne e sei minori, compresi due bimbi di 10 mesi e tre anni - giunti stamane a Pozzallo. E’ Marco Rotunno dell’Unhcr a riferire le prime testimonianze raccolte dopo lo sbarco da nave Diciotti della Guardia costiera.

Il gommone era partito da Zawiya, località costiera libica venerdì sera. Le persone a bordo erano senza cibo, acqua e dispositivi di salvataggio. «La maggior parte di loro proviene dalla Somalia - dice Rotunno - un ragazzo ci ha raccontato di essere fuggito dal suo Paese quando aveva 15 anni e per tre anni è rimasto in Libia in diverse carceri dei trafficanti dove è stato venduto e rivenduto più volte fino a pagare 8 mila euro e ha subito torture con cavi elettrici, tubi e bastoni frequentemente finchè non ha pagato quella somma».

Poi il racconto di una ragazza ventenne somala: «E'stata tanto tempo nelle mani dei trafficanti e non avendo soldi per pagare è stata ripetutamente violentata da loro. Rimasta incinta ha dovuto abortire al settimo mese di gravidanza nella prigione dei trafficanti senza potere uscire, non c'era personale medico, ma è stata aiutata da delle amiche di cella. Finalmente queste persone sono al sicuro - conclude Rotunno - dove il nostro team le sta accogliendo assieme agli altri operatori umanitari e sta fornendo loro informazioni sul sistema di asilo in Italia».

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