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In due uccisi a fucilate fra Catania e Siracusa, forse un regolamento di conti fra agricoltori

Il luogo del duplice omicidio nella Piana di Catania

Due morti e un ferito, grave, in un agrumeto. Una sola persona a sparare con un fucile da caccia. Sono le tessere di un complicato puzzle che la squadra mobile della Questura di Catania sta cercando di mettere insieme. Partendo da una certezza: non è un delitto di mafia.

L'arma e le modalità della sparatoria portano a indagare su altre piste, come la criminalità agricola. Il posto, un agrumeto, fa pensare a investigatori e magistrati che al centro della tragedia ci possano essere le preziose e pregiate arance rosse di Sicilia, che crescono soltanto in alcune zone della Piana di Catania, che sono vittime di razzie notturne. Ma, al momento, resta una mera ipotesi.

Come quella di un incontro con qualcuno che i tre conoscevano e finito in tragedia. Tra tanti dubbi anche le certezze: i corpi di Massimo Casella, 47 anni, e Agatino Saraniti, di 19 anni, colpiti da fucilate, trovati un centinaio di metri l’uno dall’altro. Il più giovane caduto all’interno di un fossato.

Nella stessa zona, ai confini tra le province di Catania e Siracusa, in cui è stato ferito all’addome, sempre con colpo di fucile, anche il 36enne Gregorio Signorelli, che ha avuto la forza di chiamare aiuto con il cellulare e di farsi portare, in auto, da un parente all’ospedale Garibaldi centro del capoluogo etneo. È da lui che sono partite le indagini della squadra mobile che ha sentito più volte il testimone che lo ha soccorso.

Signorelli è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico anche a un polso per avere utilizzato la mano a mò di difesa istintiva a protezione dalla fucilata. È ricoverato con la prognosi riservata ed è ritenuto in gravi condizioni. Da lui sono partite le indagini della polizia che hanno avuto un’ulteriore svolta da una telefonata arrivata ai carabinieri della compagnia di Augusta, nel Siracusano: ci sono due cadaveri nelle campagne di Xirumi, in territorio di Lentini.

Sono stati gli stessi familiari di Casella e Saraniti a trovare i corpi e ad avvisare i militari dell’Arma. Si erano allarmati per il mancato rientro a casa e si erano messi alla loro ricerca, facendo la drammatica scoperta. Sul posto la squadra mobile di Catania e la polizia scientifica che segna anche le tracce di sangue trovate su una stretta strada asfaltata.

Lavorano grazie alle luci generate da gruppi elettrogeni dei vigili del fuoco. Arriva anche il sostituto procuratore di Siracusa, Andrea Palmieri, per fare un primo punto sulle indagini e poi torna al Palazzo di giustizia, dove si continua a lavorare, come a Catania, per arrivare a una svolta nella sparatoria in tempi brevi.

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